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Cos'è il Falung Gong e perché si tortura e uccide chi lo pratica?

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Dal 1999 è in atto la persecuzione 
dei praticanti della disciplina spirituale "Falung Gong" in Cina



Articolo di Davide Giannotti:


Il 20 luglio del 1999 Jiang Zemin ha lanciato in Cina la persecuzione contro il Falun Gong, una disciplina spirituale che insegna i principi di Verità, Compassione e Tolleranza. Da 16 anni i praticanti del Falun Gong, o Falun Dafa, rischiano l'arresto, il lavoro forzato, le torture e il prelievo forzato di organi... 

Secondo il Falun Dafa Information Center sono morte 3800 persone, ma il numero reale potrebbe essere molto più grande. Abbiamo raccolto la testimonianza di L.X., una praticante del Falun Gong che ha subito la persecuzionee che è fuggita dalla Cina qualche anno fa. Ora è residente in Italia. 

Come hai conosciuto la pratica del Falun Gong? 

«Nel marzo del 1997 nella mia università. 

Ho visto un poster in cui c’era scritto: 

Nove giorni d’insegnamento della Falun Dafa [diffuso tramite videoregistrazione, ndr]. Ero curiosa di sapere cosa fosse. Poi, con una mia compagna di università, abbiamo partecipato. 



Durante la prima lezione facevo fatica a comprendere, e non sapevo se restare ma avevo la sensazione di aver già visto il Maestro, era molto familiare. Dopo aver ascoltato gli insegnamenti abbiamo fatto gli esercizi seguendo il video, in università c’erano tanti studenti che avevano partecipato. Era una situazione molto piacevole, c’erano praticanti che praticavano da tempo che erano molto amichevoli e ci aiutavano. Ho pensato che il Falun Gong fosse qualcosa di speciale. 

«Con il tempo ho compreso che gli insegnamenti servivano davvero a migliorare una persona. "Guardarsi dentro", è una frase semplice, ma magica, perché ho potuto risolvere tanti problemi e sentirmi leggera come mai, ero più felice». 

E poi cos’è successo?

«Dopo essermi laureata ho iniziato a lavorare. 
Lavoravo tanto quindi non avevo tempo per informarmi. 


Il 20 luglio del 1999 è iniziata la persecuzione e io non lo sapevo. 
Il giorno dopo il mio capo è arrivato da me con un’espressione preoccupata, io gli ho chiesto: “Perché mi guardi così?” E lui mi ha detto: “Adesso il Falun Gong è vietato dal Partito Comunista Cinese (Pcc), non hai letto il giornale?” 

Tutti i miei colleghi sapevano che praticavo il Falun Gong, sapevano che seguivo i principi di Verità, Compassione e Tolleranza, sapevano che un praticante del Falun Gong è buono. Anche il mio capo si fidava molto di me: se c’era un lavoro importante da fare, chiedeva sempre a me. Così lui mi ha detto: “Se il Pcc vuole fare qualcosa contro il Falun Gong, io starò dalla tua parte”

Sentita la notizia, pensavo non fosse vero, perché io sapevo che il Falun Gong è buono. Una mia collega mi ha detto che questa persecuzione sembrava quella fatta ai cristiani tanto tempo fa». 

Dopo l’inizio della persecuzione del Falun Gong, sei stata arrestata? 


«Si, nel dicembre del 1999 sono andata nella città di Guangzhou – ero solita andare lì durante i weekend per vedermi con altri praticanti – ho incontrato altri praticanti al parco per mangiare assieme e condividere i nostri pensieri, e poco dopo è arrivata la polizia e ci ha arrestato con l’accusa di "disturbo all’ordine sociale"». 

Dove sei stata rinchiusa? 

«Sono stata portata nel centro di detenzione Tianhe di Guangzhou». 

C’erano altri praticanti con te? In che condizioni stavate? 


«Sì, se ricordo bene eravamo più o meno 30 nella stanza, di cui otto erano praticanti del Falun Gong. 
Lì dentro mangiavamo, dormivamo e lavoravamo: facevamo dei fiori essiccati e di plastica, destinati all’esportazione. Le mie mani erano spesso sanguinanti per le piccole ferite a causa delle spine. Ogni giorno ricevevamo solo due pasti, con riso bollito nell’acqua con della sabbia, e delle verdure marce lesse, senza sale. 


«Io e alcuni praticanti ci alzavamo presto per praticare gli esercizi, e alcuni sono stati ammanettati e picchiati. Abbiamo fatto lo sciopero della fame per protestare contro la persecuzione. In risposta un ufficiale poliziotto, molto vile, ha condotto l’alimentazione forzata con l’aiuto di alcuni detenuti criminali maschi. Essi tenevano fermi le mani e i piedi di una praticante, hanno aperto la sua bocca con la forza e hanno versato una soluzione  salina satura nella sua gola. In seguito, ho saputo che un praticante maschio, il signor Gao Xianmin fu ucciso in questo modo per soffocamento». 

Quanto tempo sei rimasta lì? Cos’è successo dopo? 

«Sono rimasta nel centro di detenzione Tianhe per 15 giorni.


«Mentre ero in quel centro di detenzione la polizia è andata dal mio capo per chiedergli se aveva le chiavi del mio appartamento. 

Il mio capo gli ha detto di no, così la polizia se ne è andata dicendo che sarebbero tornati.

Una volta uscita la polizia mi ha mandata a lavorare a Shangai per la stessa agenzia.


Poi ti hanno rilasciata? 

«No, dopo un anno mi hanno portata al carcere femminile di Shangai. Anche lì ho lavorato tantissimo: producevo vari tipi di pantaloni, magliette e maglie di lana, ho fatto delle bandierine nazionali del Regno Unito, ho cucito a mano i vestiti tradizionali coreani, le gonnelline per le bambole, lenzuola e copriletto, piccoli cuscini e così via. Tutto questo veniva poi esportato all’estero.

Il profitto di produzione è collegato direttamente al bonus dei poliziotti, per cui i detenuti sono diventati uno strumento per la loro fonte di guadagno. 


«Per i praticanti del Falun Gong, è riservato anche un 'trattamento speciale', cioè la sorveglianza incessante di altri detenuti. Loro scrivevano dei rapporti giornalieri sulla mia situazione e di notte facevano i turni per tenermi sotto controllo, per impedirmi di praticare gli esercizi, per impedire le conversazioni tra me e altri. A causa del fatto che volevo fare gli esercizi, mi hanno picchiata più volte con bastoni elettrici, su tutto il corpo, e il viso era la parte più colpita». 

Hai subito altre torture? 

«Si, dato che non volevo rinunciare alla pratica del Falun Gong, sono stata inviata alla squadra speciale dove ho subito il lavaggio di cervello e l'abuso psicologico. Il loro scopo era di utilizzare ogni possibile mezzo ingannevole per costringere i praticanti del Falun Gong a rinnegare la loro fede. Sono stata rinchiusa in una cella d’isolamento, con 3-4 detenuti come guardia. Questi detenuti sono stati selezionati e istruiti con le teorie di lavaggio del cervello del Pcc. 

«La tattica più usata era quella di punire gli altri, per colpire i praticanti. Per esempio, se un praticante insiste nella sua fede e si rifiuta di 'trasformarsi', allora i poliziotti non lasciano dormire tutti i detenuti della cella, punendoli e costringendoli a stare in piedi e a fare l’esercitazione militare. In questo modo, incitavano all’odio gli altri detenuti contro il praticante. 

«Organizzavano anche vari tipi d'iniziativa per la 'trasformazione'. Ad esempio un corso legale, un corso psicologico e di salute mentale, un concorso di canto, dove veniva permesso di cantare solo le canzoni propagandistiche del Pcc, più varie sessioni di 'critiche' contro il Falun Gong. 

«Questa è stata la cosa peggiore, era terribile. È difficile da spiegare, sembrava che volessero farmi pensare che il nero era bianco, e il bianco era nero». 

Hai altre cose da aggiungere riguardo al sistema persecutorio del Partito? 

«Sì, mi ricordo che nel 2003 tutti i praticanti sono stati radunati per un controllo del sangue, inclusi coloro che erano rinchiusi nelle celle di isolamento. Il campione del nostro sangue veniva numerato e sigillato. Una volta, siamo stati portati in una grande ambulanza, dove siamo stati sottoposti a delle radiografie per controllare i nostri organi interni con una macchina sofisticata. Tutti i praticanti del Falun Gong sono stati sottoposti a questo controllo. Ma gli altri detenuti non sono stati sottoposti. Non sapevamo lo scopo di questo esame. 


«Da quando è stato reso pubblico che il Pcc effettuava il prelievo forzato di organi ai praticanti del Falun Gong, mi sono resa conto della perversità di quell’atto. Ho capito, con terrore e ripugnanza, che il controllo era legato al 'raccogliere organi vivi'

Molti praticanti del Falun Gong, io inclusa, siamo stati minacciati dai poliziotti, che se non “ci trasformavamo”, dovevamo essere mandati in un luogo molto remoto. Adesso capisco che “quel luogo molto remoto” si riferiva al campo di concentramento dei praticanti del Falun Gong, i cui organi sarebbero stati prelevati e venduti!».

Com'era l'ambiente in Cina prima della persecuzione? 
Potevi praticare liberamente? 

«Sì, era molto sereno. Tutti sapevano che i praticanti del Falun Gong sono un gruppo di brave persone. I principi del Falun Gong sono Zhen, Shan, Ren [tradotto in italiano con Verità, Compassione e Tolleranza, ndr]: Zhen significa essere sinceri con sé stessi e gli altri. Se si segue Shan si cerca il bene degli altri e si aiuta il più possibile. Ren significa essere una persona tollerante e di larghe vedute. Se una persona segue questi principi la moralità della società si eleverà. 

«Tutte le mattine si facevano gli esercizi assieme, in piazza o nei parchi e poi ognuno andava al lavoro. Anche il pomeriggio, dopo il lavoro, c’erano molte persone che praticavano. Anche i giornali scrivevano degli articoli che mostravano quanto fosse positivo. 

«Ogni weekend andavo a fare gli esercizi nello stadio di Guangzhou Tianhe. C’erano migliaia di praticanti che facevano gli esercizi tutti assieme. Durante la settimana invece facevo gli esercizi o a casa o nell’area verde della mia agenzia. Anche i miei colleghi a volte facevano gli esercizi con me». 

Come sei riuscita a raggiungere l'Italia?  
Da quanto tempo sei qui? 

«Dopo che sono uscita dal carcere femminile di Shanghai, sono rimasta in città per poco tempo a chiarire la verità ai cinesi. Però avevo notato che la polizia mi seguiva spesso. Così ho deciso di andare via: sono andata a Pechino e ho preso un volo per l’Italia. Ormai vivo qui da sette anni». 

Hai ottenuto lo status di rifugiato? 

«Sì, dopo che ho raccontato la mia storia al Consiglio Italiano per i Rifugiati loro hanno capito la gravità della persecuzione, così mi hanno voluta aiutare. Ho ottenuto lo status nel 2008». 

Da quanti anni non torni più in Cina? Puoi ritornarci? 

«Più o meno da sette anni. No, non posso perché c’è ancora la persecuzione. Penso che sia importante che sempre più persone vengano a sapere e aiutino a fermare tutto questo, soprattutto il prelievo forzato di organi, perché secondo me questa persecuzione non va solo contro i praticanti del Falun Gong ma contro i principi della moralità umana – contro Verità, Compassione e Tolleranza. Spero che finisca il prima possibile».


Fonte: http://epochtimes.it/n2/news/la-persecuzione-del-falun-gong-vissuta-da-un-praticante-cinese-1987.html

Altri articoli per approfondire:  http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2013/10/23/CINA-La-persecuzione-dei-Falun-Gong-l-olocausto-che-non-si-vuol-vedere/432479/


La Valle della Luna, una comunità Hippie perseguitata dal potere

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La Valle della Luna si trova in una piccola penisola (Capo Testa) nell'estremo nord della Sardegna, ed è conosciuta dagli anni '60 come punto di ritrovo degli hippies.

Il nome di questa valle è dato dalla particolare conformazione geologica del luogo, formato da sette valli divise tra loro da imponenti roccioni di granito.

In questa valle la Natura nel corso dei millenni ha creato delle confortevoli grotte, dove dagli anni 60 si sono stabiliti alcuni Hippie in fuga dalla città e il degrado di una vita frenetica alla perenne rincorsa di denaro e beni materiali, che ancora oggi vivono a stretto contatto con l'ambiente circostante.



Chi è stato almeno una volta sulla Valle della Luna, può affermare di aver provato un grande senso di pace e di serenità, dato soprattutto dall'aversi lasciato alle spalle, almeno per un pò, l'odissea della civiltà dei consumi.

La grande valle appartiene ad un privato dal cuore d'oro, che al posto di recintarla e privatizzarla, come la tradizione schiavista vuole, decise invece di renderla pubblica e accessibile a tutti.


Inutile dire che la Valle della Luna attrae turisti dal tutto il mondo, la maggioranza dei quali ricercano il contatto umano di una comunità aperta e disponibile, impossibile da trovare altrove, dove ogni angolo è stato privatizzato e la gente è di mentalità chiusa.

Da Maggio a Settembre si festeggia la luna piena con dei grandi falò, musica estemporanea e giochi con il fuoco. 
In particolare la luna di Agosto è da non perdere!

Ora gli abitanti dellaValle della Luna sono a rischio sfratto, a qualcuno non va bene che esistano delle persone indipendenti che vivano senza reddito e senza fissa dimora, quindi stanno cercando in tutti i modi di "demonizzare" la comunità, accusandola di abuso edilizio, come potete leggere in questo articolo: http://www.olbia.it/olbia-noi-con-salvini-contro-comunita-hippy-cala-grande-olbia-18-06-2016/

Daniele Reale



Articolo di tesorisardi.com:


L’articolo sul quotidiano on-line olbia.it riporta la denuncia di un circolo politico, chiamiamolo proruspa per non fare nomi..

“Da più di quarant’anni, una comunità di figli dei fiori vive nella cosiddetta Valle della Luna, seguendo i dettami della ruvida e maestosa natura circostante; d’estate il gruppo diventa più folto, per via dei numerosi campeggiatori, ma durante il resto dell’anno resiste solo il nocciolo duro della comunità. 


Il circolo denuncia questa situazione, affermando che la comunità impedisca la fruibilità del luogo, e produca un degrado per via del campeggio abusivo; inoltre, continuano i rappresentanti, ci sarebbe un problema di distruzione dell’ambiente e delle grotte naturali, ad opera degli abitanti che le avrebbero trasformate in vere e proprie abitazioni, deturpandole o compiendo abusi edilizi. 

Ogni anno, soprattutto in estate, le forze dell’ordine effettuano sopralluoghi battendo a tappeto tutta la zona, ma secondo il circolo questo non basta..” (olbia.it)

Ma ci siete mai stati alla Valle della Luna?

Così Ilaria Serra che ha visitato personalmente il luogo racconta la sua esperienza protestando contro queste azioni a dir poco ridicole:


"Sono Stata alla valle della luna qualche mese fa, capitata li per caso. Mi hanno accolta come una figlia, offerto il caffe e portata a visitare la zona. Quindi non parlatemi di impedimento alla fruibilità del luogo. Non ho trovato nessuna inciviltà da parte dei residenti.

Mi hanno raccontato cosa fanno durante le loro giornate, del loro amore per la natura, del perché sono arrivati fino a li. sono persone con situazioni alle spalle disperate che hanno trovato finalmente un luogo di pace. tutte le mattine loro puliscono la valle dall'immondizia che i VISITATORI lasciano in terra. 


Per abitudine e inciviltà, lo ammetto, ho buttato una sigaretta in terra e sono stata ripresa. Quindi non venitemi a dire che il problema è il degrado. Mi hanno fatto vedere le loro “case” come dite voi…nient altro che grotte dotate di qualche comfort che sicuramente non è quello della tv, del riscaldamento o della cucina che avete voi. 

Non hanno cambiato ne deturpato ciò che la natura gli ha offerto ma bensì ci convivono in armonia e prendono quello che il mare gli porta per fare un posacenere o quello che il vento gli porta per fare una statuetta. 

Quindi non parlatemi nemmeno di abuso edilizio. 



Avete mai parlato con un abitante della valle della luna? 
Gli avete mai guardato negli occhi? gli avete mai chiesto di raccontarvi la loro storia? o vi siete fermati solamente a guardare i suoi capelli e i suo vestiti mentre scendeva a piedi in paese per fare la spesa e passava di fronte al bar dove voi uomini con risvoltini e donne con le unghie laccate stavate sorseggiando uno spritz e scorrendo nella home del vostro i-Phone

La verità è che siete dei bigotti, andate tutte le domeniche in chiesa e poi al vostro vicino gli sputate in faccia. Cosa vi brucia? che loro abbiano trovato la felicità? Se volete cacciarli via almeno cercate delle scuse migliori.


IO STO CON GLI ABITANTI 
DELLA VALLE DELLA LUNA.

Per favore aiutatemi a divulgare questo messaggio. Condividete e chiedete di condividere in modo che chi non sa sappia…e chi non capisce capisca. Grazie. (Ilaria Serra)


Fontehttp://www.tesorisardi.com/conoscete-la-valle-della-luna-e-quello-di-assurdo-che-sta-succedendo/

La lezione della Mela

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La lezione della Mela


Prima della lezione, senza che i bambini la vedessero, ho preso una mela e l’ho ripetutamente lasciata cadere a terra. Poi sono entrata in aula con il frutto maltrattato e un altro incolume. Li ho mostrati agli studenti e ho constatato che nessuno di loro trovava delle differenze: entrambi sembravano – almeno esteriormente – perfetti, di colore simile e invitanti.

 
Ho preso la mela che avevo lasciato cadere ripetutamente a terra e l’ho disprezzata di fronte ai bambini, dicendo che pensavo che fosse disgustosa, e li ho invitati a fare altrettanto. Ho detto loro che visto che non mi piaceva, anche loro dovevano trovarla orribile, e manifestare il loro disdegno. Alcuni di loro mi hanno guardato come se fossi pazza, poi hanno cominciato a passarsela dicendo cose del tipo: “Sei una mela puzzolente” oppure “Probabilmente hai dei vermi dentro”.

Subito dopo ci siamo passati l’altra mela, rivolgendole solo complimenti e belle parole: “Sei una mela adorabile” oppure 
“La tua pelle è perfetta”.

Alla fine, dopo aver discusso ancora sulle loro similarità, ho tagliato in due entrambe le mele. Quella che avevamo apprezzato era gustosa, quella disprezzata era rovinata e ammaccata all’interno.

Quando le hanno viste così, è come se una lampadina si fosse accesa sulle teste dei bambini. Hanno subito capito che quello che era successo alla mela disprezzata e ciò che capita a chi è vittima di insulti, molestie e derisione. 

Hanno imparato quali sono le conseguenze di azioni cattive e spregevoli. Quando le persone sono colpite dal bullismo, specialmente i più piccoli, si sentono malissimo dentro e spesso non mostrano o raccontano quello che provano. Se non avessimo tagliato in due la mela, non avremmo capito quanto male si nascondeva al suo interno.

Relax Kids Tamworth

Si stava meglio quando si stava peggio?

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Si stava meglio quando si stava peggio?


Dove sono finiti i giocolieri, i cantastorie e gli artisti? 
Una volta le piazze erano animate dalla loro gradevole presenza, l’aria era impregnata di vita e la gente accorreva ad assistere ai loro spettacoli, alle loro opere e si emozionata, tornando a casa piena di buoni propositi, per il semplice fatto che uno sconosciuto aveva irradiato i loro spiriti di gioia.

Una volta ognuno poteva esprimere il proprio talento, senza tanti permessi, le piazze erano pubbliche davvero, oggi lo sono solo a parole, se non hai il permesso del Comune ti danno dell’abusivo e mandano le autorità a punirti. 


Ti multano per aver manifestato il tuo talento.

Questo è il presente, immagino che futuro di questo passo significherà fontane pubbliche a pagamento, i cessi già lo sono…


Quando parliamo di passato, pensiamo subito a quando si stava peggio, forse per via della mancanza degli apparecchi tecnologici cui oggi non riusciamo a farne a meno, ma è anche vero che la vita nel passato scorreva molto più lentamente e l’ozio faceva parte della quotidianità dell’uomo, tanto quanto lo è la sveglia per l’uomo moderno oggi. 

L’ozio era considerato una virtù sia dagli antichi greci, sia dagli antichi romani, che ben distinguevano i periodi di negotium, l’insieme delle attività dedicate alla cura dei propri affari, dall’otium, dove si praticava il riposo e si dedicava il proprio tempo a ricerche intellettuali e personali.



Solo nel nostro recente passato l’ozio 
è stato demonizzato, diventando sinonimo 
di pigrizia e inattività.


Il contadino per esempio, che con l’avvento dell’era industriale fu dipinto come una figura rozza e ignorante, puzzolente e sempre sporco di terra, in realtà lavorava molto meno di noi uomini colti e puliti oggi.


Certo è vero, nelle classi povere di un tempo si riscontrava tanta ignoranza e troppo poca cultura, ma una cosa è certa, negli uomini di campagna di allora c’era ancora tanta umiltà, tanta bontà d’animo, caratteri forti e sani principi.

La vita contadina era fatta si di grandi lavorate, ma anche di dolci momenti di svago, dove si organizzavano feste, sagre ed eventi in grandi quantità, dove si ballava e si cantava fino al mattino. 



La sera poi, gli abitanti dei piccoli villaggi si radunavano solitamente all’interno di una grande stalla, dove avvolti dal calore delle vacche e della paglia, i contadini narravano storie, discutevano, incontravano i propri amori, mangiavano e si ubriacavano. 

Nel passato il lavoro era lavoro e le feste erano feste, e non banali pause per ricaricare le energie spese durante la settimana, nel passato lavorare la domenica era tassativamente vietato , grazie anche alla superstizione religiosa che considerava un vero e proprio peccato lavorare durante i giorni festivi.



Credo che tutte quelle persone, oggi costrette al lavoro forzato nei giorni festivi, rinchiuse dalla mattina fino alla sera all’interno di negozi e supermercati, sotto la costante minaccia di licenziamento nel caso volessero opporsi alle regole di sfruttamento padronale, tornerebbero volentieri alle vecchie superstizioni, pur di godersi il santo riposo del fine settimana.



Tornando indietro di alcuni secoli, scopriamo che i contadini medievali lavoravano molto meno di noi uomini moderni, difatti, quando si celebrava un matrimonio, le nozze, un battesimo, o una delle tante feste religiose, allora presenti, queste significavano per i popoli lunghi giorni di svago, dove ci si asteneva tassativamente dal lavoro, se ne deduce dunque, che il lavoro nel passato non era il pilastro portante della vita, ma solo un mezzo di sostentamento.
L’assenza di corrente elettrica poi, a illuminare strade, case e città, faceva si che il tempo del dovere fosse limitato a sei/otto mesi l’anno, in poche parole il tempo tra la semina e il raccolto nei campi. 


Lavorare durante la notte allora avrebbe significato un inutile spreco di candele, con il serio rischio di incendiare involontariamente alloggi e abitazioni, che al tempo erano costruiti in gran parte di legno, e non era la sveglia a segnare il passo delle loro vite, bensì il Sole. 

La vita contadina medievale, infatti, iniziava con il sorgere del sole e terminava con il suo calare all’orizzonte, non c’erano orari da rispettare né cartellini da timbrare, ogni pasto era seguito da una dolce pennichella, che variava dai dieci minuti, fino a un’ora. L’importanza del riposo dopo-pasto, mirava ad aiutare il proprio stomaco a digerire correttamente il cibo assunto, evitando in questo modo la classica fiacchezza avvertita dal lavoratore moderno dopo pranzo. 




Il lavoro andava svolto quando il tempo lo permetteva, si deduce quindi che i lunghi inverni, dove la luce solare durava solo poche ore al giorno, fossero dedicati all’ozio e al tempo libero, tempo che gli abitanti delle campagne dedicava soprattutto alla creatività, scolpendo il legno, dipingendo, suonando e creando giocattoli per i più piccoli.

Le donne anziane pelavano fagioli con i propri nipotini, preparavano loro dolci deliziosi e tessevano a mano maglioni di lana, c’era amore nel loro modo di fare e a ogni cosa veniva dato molto valore. 


Le sedie per esempio, duravano una vita, perché si sapeva quanta fatica e quanto tempo era costato farle. 

Il cibo non era sempre disponile, c’erano i cosiddetti “periodi di magra”, dove bisognava misurare le singole razioni per avere ancora cibo sufficiente nei giorni a venire, lo spreco non era tollerato.



Che cosa resta oggi di quello stile di vita? 


Il progresso ha distrutto rapidamente l’artigianato e noi uomini moderni abbiamo fatto sparire lo spirito che animava quei modi di fare, abbiamo preferito le marmellate industriali a quelle fatte in casa e le sedie di plastica a quelle in legno, le nonne d’oggi non cucinano più dolci per i loro nipoti, né tessono loro più nulla, perché i giovani d’oggi non indosserebbero mai qualcosa che non abbia stampato sopra una marca famosa, le nonne e i nonni d’oggi non hanno nemmeno più la libertà di morire a casa loro, perché vengono consegnati in fretta e furia a qualche casa di riposo, per non risultare d’impiccio ai propri figli, troppo impegnati a stare in groppa alle loro vite frenetiche. 


I nonni d’oggi muoiono spesso soli e abbandonati a se stessi, peggio andrà ai nonni del futuro, cioè noi, che molto probabilmente ci ritroveremo ancora chiusi in fabbrica all’età di settant’anni, in attesa di ricevere la tanto attesa pensione, allora non ci saranno più i nonni sorridenti e premurosi, tanto cari alle pubblicità, che impastano e sfornano dolci per nipoti e figli, ma solo vecchi esausti, ansiosi di passare a miglior vita. 



E’ questo che vogliamo 
per noi e per i bambini del futuro?


Il lavoro nella vita contadina fondamentalmente era collettivo, nel senso che le case si costruivano in famiglia o tra amici e conoscenti, allora non serviva spendere fior di quattrini per geometri, architetti, idraulici, elettricisti, muratori e ingegneri, bastava solo un po’ di buona volontà.






Oggi grazie alle infinite leggi che vengono sfornate ogni giorno, tutto questo non è più possibile, tutto dev’essere ufficializzato su carta, tutto dev’essere vincolato da mutui, ogni muro esige di essere “autorizzato” e certificato da terzi.  



Nel tempo si è voluto distruggere e vietare l’arte di arrangiarsi, facendo perdere anche quello che era lo spirito di gruppo che faceva del lavoro faticoso un piacevole passatempo tra amici, come raccogliere il fieno, le patate, falciare il grano o lavare i panni al fiume.


Gli uomini di un tempo erano dei veri e propri “tuttofare”, aggiustavano da se il lavandino quando gocciolava, si pulivano il camino quando era intasato, carburavano le loro automobili quando non funzionavano, collegavano cavi elettrici, sistemavano le tegole del tetto quando tirava vento, e tutto questo senza tanti diplomi e corsi di specializzazione! 

Ognuno di voi sicuramente avrà in famiglia uno di questi preziosi uomini tuttofare, ormai in via d’estinzione, teneteli da conto.

Quello che voglio dire, è che il contadino di un tempo si lavorava tante ore, ma lo faceva secondo i propri ritmi e i propri orari, senza dover giustificare i propri giorni di malattia a qualcun altro, in poche parole era il solo ed unico padrone del suo tempo.



Poi che successe? 


Successe che i capitalisti avevano bisogno di sempre più forza lavoro per aumentare i loro profitti nelle industrie e allora diffusero l’idea che lavorare in fabbrica era molto più civile e bello che faticare nei campi sotto il sole, per far questo si servirono soprattutto dei mezzi d’informazione, si fa per dire…ovvero di giornali, radio e tv, che promettevano la bella vita a chi abbandonasse le campagne per andare a vivere in città, dove tutto era a portata di mano e dove si prospettava un futuro di comodità, abbondanza e ricchezza.



Non fossero bastati i capitalisti avidi di denaro, si misero pure gli alleati americani, che ci liberarono da un dittatore per schiavizzarci subito dopo con il loro stile di vita frenetico, i loro malsani cibi industriali, i loro zuccheri raffinati che tanta gioia e tanto denaro hanno portato ai nostri dentisti, il boom economico che ci ha spinti a diventare dei super-consumatori, nonché degli spreconi di prima categoria, e poi i vestiti sempre più scollati e attillati, infine la pornografia.



Tutte cose che non solo ci hanno irrimediabilmente schiavizzato, ma che con il passare del tempo ci hanno resi sempre più perversi e mentalmente instabili, abbiamo così via via abbandonato le nostre tradizioni per lasciar posto al degrado della vita moderna, con le sue perversioni, il suo esibizionismo, la sua violenza, la sua mania di superiorità.



L’illusione della comodità nelle città, di fare la fortuna accettando un lavoro con uno stipendio fisso mensile, di essere istruiti nelle scuole di Stato e la possibilità di conoscere tanta gente nuova, bastò a fare abbandonare sempre più velocemente le campagne e la montagna agli uomini, ma soprattutto ai giovani sognatori, che fuggirono in massa verso le città convinti di trovare il Paese dei Balocchi, causando in breve tempo la sovrappopolazione dei centri urbani.



Dall’era industriale in poi, 
il mondo divenne ogni giorno più caotico 
e tuttora continua a esserlo.


Contadini e artigiani presto si accorsero degli errori fatti, ma oramai era troppo tardi per piangersi addosso, moltissimi terreni agricoli sono stati venduti per far posto alle industrie, al cemento, ai grandi magazzini.

Possiamo arrivare alla conclusione che, una persona che lavora in media otto ore al giorno, cinque giorni su sette, cinquanta settimane su cinquantadue l’anno, non può che uscirne totalmente sconfitta, sia fisicamente che moralmente. 

Con questo apparentemente innocuo meccanismo, ma in realtà micidiale per la mente umana, il potere si assicura che i suoi schiavi siano così presi dai loro doveri e dal pensiero di mantenersi, che non avranno certo il tempo per evolversi, diventando consapevoli delle proprie catene.

Daniele Reale

Testo estratto dal mio libro (non ancora pubblicato): 
"Di riposo non è mai morto nessuno"

La verità sugli zingari, un popolo libertario che non si piega al Sistema

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La verità sugli zingari, 
un popolo libertario che non si piega al Sistema


“È tempo di nomadismo. Hanno ragione gli zingari, un popolo che potrebbe veramente scrivere un capitolo importante della storia dell’uomo. 



Vivono su questo pianeta da migliaia di anni senza nazione, né esercito, né proprietà. 


Custodiscono una tradizione che rappresenta la cultura più vera e la più semplice dell’uomo, quella più vicina alle leggi della Natura. Può sembrare una visione parziale o romantica? Cerco solo di farne una lettura meno superficiale di quanto normalmente ci fa comodo.

Gli zingari vanno verso l’abolizione del denaro, adottano lo scambio come nelle società primitive.”  

Fabrizio De Andrè


Noto spesso una vastissima disinformazione ed un’estesa varietà di pregiudizi negativi, non che mistificazioni banali, riguardanti le comunità Rom, ed è per questo che nel seguente articolo cercherò di delineare in modo chiaro la cultura Rom basandomi sulle ricerche etnografiche dell’antropologo italiano Leonardo Piasere.

Leonardo Piasere come già accennato è un antropologo italiano e il massimo esperto e conoscitore della cultura e delle comunità Rom in Italia. 


Il termine “zingari” con cui l’opinione pubblica, i media e in parte le istituzioni definiscono le comunità Rom è appunto un termine affibbiato loro dall’esterno e intriso di connotazioni negative; è per questo che i Rom rigettano questa espressione e utilizzano la locuzione “Gagè” per indicare tutti i non Rom. 



Il mondo dei Rom e quello dei Gagè sono nettamente contrapposti, se non addirittura in antitesi, anche se costantemente in contatto, poichè le comunità Rom si stanziano in quei luoghi e spazi abbandonati o lasciati liberi dai Gagè, nelle cosi dette “terre di nessuno” adottando pratiche di resistenza e adattamento nei confronti del mondo dei non Rom, più vasto e solido.



Un aspetto rilevante della cultura Rom è la totale assenza di classi sociali, così come siamo soliti intenderle nella nostra ottica occidentale, all’interno delle loro comunità; infatti le uniche distinzioni sono basate sul sesso. Concetti come quello di ricchezza e quello di povertà sono situazioni momentanee poichè all’interno delle comunità Rom il modello di distribuzione delle risorse ha un forte carattere egualitario ed infatti nel momento in cui avviene l’accumulazione di ricchezze si cerca di distribuirle in modo eguale tra le varie famiglie e gruppi che compongono la comunità.

La comunità è il fondamento della cultura Rom, perciò si impegnano costantemente nel mantenimento dell’uguaglianza in modo da impedire l’emergere di divisione sociale e stratificazione gerarchica della società, ostacolando consciamente la formazione di veri e propri capi. 


Nonostante questa assenza di capi, all’interno delle comunità Rom esistono dei leaders che basano il loro prestigio semplicemente sulle loro capacità e i loro sforzi, similmente ai Big Men polinesiani e ai capi senza potere presentati da Pierre Clastres. Infatti, come avviene per molti popoli primitivi, anche per quanto riguarda i Rom non è la comunità a conferire potere o autorità al leader, bensì è l’individuo che conquista il prestigio sociale grazie al sudore della sua fronte e per ciò che realmente fa, non avendo difatti nessun mezzo coercitivo per imporre la propria volontà alla comunità intera.

L’importanza conferita dai Rom alla comunità trova la sua espressione principale nel forte senso di solidarietà interna


Infatti come evidenzia Piarese, all’interno della comunità tutti sono pronti ad aiutarsi vicendevolmente nel momento del bisogno. Nonostante una certa rappresentazione romantica e poetica dipinga i Rom come “figli del vento”, sottolineando il loro carattere di individui estremamente liberi, la libertà individuale, seppur presente all’interno della cultura Rom, è subordinata alla comunità e alla coesione interna che, come visto, hanno un ruolo predominante. 

La libertà si esprime nella sua totale accezione fin quando esisterà la fondamentale distinzione tra Rom e Gagè, ovvero tra Rom e non-Rom, perchè questo carattere permette alla cultura Rom di affermarsi rivendicando i propri usi, costumi e tradizioni e rafforzando il senso di solidarietà comunitaria. La loro libertà si realizza nel mantenimento della comunità e della loro cultura.

Uno dei pregiudizi maggiormente diffusi è la credenza del fatto che i Rom non abbiano voglia di lavorare


Leonardo Piarese prova dare una spiegazione a questo pregiudizio sostenendo, ricollegandosi al tema della libertà individuale, che ogni individuo Rom vuole essere padrone del proprio tempo e dell’organizzazione e gestione di quest’ultimo. Perciò il lavoro salariato tipico della società industrializzata e capitalista moderna collide con la cultura e la filosofia economica Rom, venendo considerato dai Rom come una forma di furto della capacità di controllo e gestione del proprio tempo da parte di noi Gagè.

Piarese per studiare la cultura Rom ha adottato il metodo antropologico dell’osservazione partecipante, trascorrendo lunghi periodi di tempo tra le comunità analizzate, imparando a conoscerle e a conoscere il loro mondo dal loro punto di vista, abbracciando il concetto di relativismo culturale che “non propone un generico concetto di tolleranza, ma la necessità di sospendere il pregiudizio, rinunciare all’applicazione a-critica delle proprie categorie e sforzarsi di percorrere la via dell’ascolto e del dialogo”, citando direttamente la ricercatrice e antropologa Angela Biscardi.

Citando nuovamente Fabrizio De Andrè: 

“Io penso che proprio queste persone, questi gruppi di persone, difendendo il loro diritto ad assomigliare a se stessi, difendono soprattutto la loro libertà”.

Fontehttp://anarcoantropologo.altervista.org/cultura-rom-comunita-senza-nazione-senza-esercito-senza-proprieta/

Fanatici di Dio distruggono Tempio Indiano di 7.000 anni

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Sospettati i testimoni di Geova 
sulla distruzione 
di un Tempio Indiano di 7.000 anni



Alcuni assalitori hanno danneggiato un tempio indigeno antico di oltre 7.000 anni...Esso  si trova nella montagna Mayonihka, in Messico, nello stato di Hidalgo.

In un primo momento, sono stati sospettati i testimoni di Geova, ma il portavoce dei Testimoni di Geova del Messico Gamaliele Camarillo, ha negato la responsabilità.

Gli aggressori hanno distrutto almeno 12 strutture utilizzate come altari di pietra, distrutti inoltre dipinti di pietra e sparse le varie offerte trovate, quali fiori e frutta.



Come hanno fatto notare i media locali, le ragioni di questo vergognoso gesto sono che i rituali nativi tradizionali non sono "cristiani" e, quindi rappresentano per i coloni invasori il "culto del diavolo" e una bestemmia al loro Dio. 

Come molti secoli fa, la scusa utilizzata è sempre la stessa: 

"Lo facciamo per ordine di Dio"



Già sentita questa scusa, non è vero?



Un professore  dell'Università di Chapingo, Luis Perez, ha parlato con i residenti di un villaggio nei pressi del tempio, El Pinal,e a quanto pare i colpevoli si nascondono tra loro, poiché in molti si sono recentemente "convertiti".




"Mi è stato detto da loro che le cerimonie preispaniche non erano presenti nella Bibbia, e che per loro erano solo spazzatura...così sono andati a ripulire (distruggere) ciò che considerano offensivo per il loro Dio", dice Perez.



Il popolo degli Otomi si estende attraverso 
il centro del Messico in almeno otto stati 
e per loro, l'importanza di questo tempio 
è equivalente alla Mecca per i musulmani, 
o il Vaticano per i cattolici. 


La religione di questa antica città, ha diverse divinità sacre, tra cui gli elementi sacri di: terra, acqua e fuoco, ed essi portano spesso offerte ai loro Dei.


Questa atrocità è ancora più significativa se si pensa che questo è un paese in cui sono stati distrutti la maggior parte dei templi indigeni, e che quindi sono rimasti ormai pochi edifici in memoria di questo popolo perseguitato dai tempi di Colombo e la maledetta scoperta dell'America.




La cosa più vergognosa è che, nel 2016, dopo circa 600 anni dall'inizio dell'invasione colonialista europea di stampo criminale, la repressione, la violenza, l'invasione delle terre straniere e al continua sete di distruzione di ogni cultura diversa da quella predicata dalla Bibbia, continua tutt'oggi senza tregua...

Sinceramente, da discendente "bianco" quale sono, mi vergogno ogni giorno per il male che la nostra razza espande senza tregua al mondo, ed è incredibile come le guerre di religioni continuino ancora oggi, arrivando addirittura a distruggere memorie storiche vecchie di 7.000 anni!

Cosa ci hanno fatto loro di male per meritare questo?

Abbiamo distrutto e rubato le loro terre e ora vogliamo distruggere anche il ricordo delle loro origini? E' tempo di fermare questa psicosi di massa!



Fonti in lingua straniera: http://www.playgroundmag.net/noticias/actualidad/Causan-templo-religioso-Mexico-antiguedad_0_1782421762.html

http://www.nytimes.com/aponline/2016/06/28/world/americas/ap-lt-mexico-shrine-damaged.html?_r=0

MA CHE EROI I NOSTRI NONNI EUROPEI !

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Europei brava gente! 
Herero, il genocidio dimenticato.



Nel 1904, il primo esperimento di sterminio del XX secolo avvenne in Namibia in ambito coloniale.

« Il primo genocidio del Novecento», dichiara papa Francesco a proposito dello sterminio degli armeni da parte del governo ottomano con la fattiva collaborazione di alcune comunità kurde.


Purtroppo deve essere smentito. Se proprio si deve stabilire una primogenitura allora la triste medaglia spetta agli Herero, popolazione dell’Africa del sud, Namibia, sterminata dai colonizzatori tedeschi nel 1904, dieci anni prima degli armeni.

Oppure i genocidi perpetrati in ambito coloniale non danno punti, non entrano in classifica? La memoria del secolo breve e senza fondo è strapiena, non ci sta più niente. 


Soprattutto sembra non trovare 
posto il colonialismo.


Sullo sterminio degli Herero [e dei Nama] tacciono manuali di storia, giornali, TV. Nessun Franz Werfel a scrivere un romanzo epico per raccontare le tribolazioni armene. Nessun Primo Levi a chiedersi Se questo è un uomo. Nessun Diario di ragazza olandese. C’è però stata Hannah Arendt a indicare il genocidio Herero come premessa allo sterminio nazista degli ebrei.

"Io credo che la nazione come tale [gli Herero] debba essere annientata, o, se questo non è possibile con misure tattiche, debba essere espulsa dalla regione con mezzi operativi ed un ulteriore trattamento specifico", proclama il Generale Lothar von Trotha, responsabile delle operazioni militari nella Namibia centrale, allora Africa del Sud Ovest, colonia tedesca dal 1884.

Recita la Relazione dello Stato Maggiore tedesco: 


"Von Trotha capì che la rivolta fu il primo segno di una guerra di razza che avrebbe sfidato tutti i poteri coloniali in Africa. Ogni cedimento quindi da parte dei Tedeschi avrebbe dato ulteriore alimento al movimento Etiopico secondo il quale l'Africa appartiene solo agli africani. La guerra deve continuare finché ci sarà il pericolo di una nuova resistenza degli Herero."

Vernichtung, annientamento, sterminio, è la parola d’ordine che rimbalzerà con tutta la sua industriale potenza in Europa. Lager, campo di concentramento, è l’altro nome che porterà al successo una pratica inaugurata a fine Ottocento dagli spagnoli a Cuba, dagli statunitensi nelle Filippine e dagli inglesi in Sudafrica. Colonialismo che andava al sodo senza che qualcuno dalle nostre parti avesse qualcosa da ridire.



"Gli Herero devono ad ogni costo lasciare la terra.

Se non lo faranno verranno costretti con le armi. 
Entro i confini tedeschi si sparerà ad ogni Herero, 
con o senza un'arma, con o senza bestiame. 
Non escluderò più neppure donne e bambini, 
o se ne andranno o gli spareremo addosso." 


Queste sono le mie parole al popolo Herero, ancora il trattamento specifico di Von Trotha. Ieri ho ordinato che i guerrieri catturati siano sottoposti alla corte marziale e impiccati e che tutte le donne e i bambini che cercano rifugio siano ricacciati nel deserto, con una copia del mio proclama nella loro lingua.

(Nella foto il criminale Von Trotha)


Ma il deserto non lascia scampo al bestiame umano, anche le sorgenti e i pozzi sono stati distrutti dalle truppe coloniali. Non è la Shoah ebraica, non è il divoramento-porrajmos dei rom e sinti, non è il Grande Crimine contro gli armeni. E’ l’oscurità della morte-ondorera jondiro da cui non ci si può ripulire perché, incalzati dai carnefici, si sono abbandonati i caduti nel deserto.

Il resto dell’armamentario genocida prefigura future abitudini europee: esperimenti medico-scientifici sui corpi vivi e spedizione a Berlino dei crani degli Herero per l’avanzamento della scienza antropologica, guidata dal professore Eugen Fischer, pilastro poi dell’eugenetica nazista e delle leggi razziali. Alla Craniologia Hererica darà un fattivo contributo l’italiano Sergio Sergi dell’Università di Roma.

"Andiamo, andiamo…Johana, prendi il bambino in spalle, andiamo…Vieni, dobbiamo andare! -Il mio bambino, dove è andato il mio bambino? E' caduto - Andiamo, il sole è già salito, prendi il cavallo, andiamo recita un canto di donne Herero profughe in Botswana. Come in una ballata di Goethe, mirabilmente messa in musica da Franz Schubert. Ma qui era il Re degli Elfi a portarsi via per sempre il bambino e l'affannosa corsa del cavallo si rivelava del tutto inutile."


Ma cos’è un genocidio?



Secondo la definizione adottata dalle Nazioni Unite con genocidio si intendono gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. 

Lo sterminio dunque non sta solo nella quantità delle vittime, ma soprattutto nella strategia e nelle tattiche impiegate dai carnefici. 
Nell’ossessione che un gruppo umano vada annientato in quanto tale e definitivamente.

Prima gli Herero e Nama erano forse 100.000, dopo 16/20.000.

Non è un caso della storia che il primo esperimento di sterminio avvenga in contesto coloniale e in Africa, in particolare. …l'Africa, intesa come idea e come concetto, ha avuto - e continua ad avere - la funzione storica di argomento polemico usato dall'Occidente nel disperato tentativo di affermare la propria differenza dal resto del mondo, scrive oggi Achille Mbembe. Alle frontiere dell’Europa questa differenza continua ad essere rimarcata.

.........

Se un Karmadei popoli esiste, ma io credo che esista...allora appare chiaro che ciò che i nostri nonni europei fecero ai popoli dell'Africa molti anni fa, oggi ci ritorna indietro per la legge di causa-effetto, con l'immigrazione selvaggia che sta attanagliando l'Europa.

Ieri abbiamo invaso le loro terre, oggi tocca a noi essere invasi.

Fatevene una ragione, poiché la Vera Legge, al di sopra della distorta legge degli uomini, tende sempre all'equilibrio.

Allora forse sarebbe il caso, finalmente, di abbandonare i nostri istinti criminali e guerrafondai, e ri-creare un mondo giusto, dove nessuno debba più soffrire e dove tutti si aiutino reciprocamente, senza distinzione di razza o sessualità.

Stiamo pagando gli errori dei nostri nonni, compreso il tanto rincorso progresso, che ci ha lasciato in eredità fabbriche inquinanti, schiavitù del lavoro e città caotiche, è tempo di capire e comprendere questo e di conseguenza correggere i loro errori portando in salvo la nave prima che affondi...


Da: http://riforma.it/…/2…/06/28/herero-il-genocidio-dimenticato

Gli Indiani Macuxi sostengono che la Terra sia Cava e abitata anche all'interno

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Gli Indiani Macuxi sostengono che la Terra 
sia Cava e abitata anche all'interno



E se il “Viaggio al centro della Terra” il classico di Jules Verne, fosse proprio vero? E da qualche parte, un nuovo mondo fosse in attesa di essere esplorato, un luogo in cui in qualche modo, alcuni e diversi esseri viventi abitino le profondità del nostro pianeta, un luogo dove le culture e le civiltà antiche non si sapeva esistessero, e che invece ancora oggi esistono?   

Gli indiani Macuxi, sono indiani che vivono in Amazzonia, in paesi come il Brasile, Guyana e Venezuela. Secondo le loro leggende, sono i discendenti dei figli del Sole, il creatore del fuoco e protettore della malattia e della “Terra interiore.


I Makuxi hanno subito il furto delle loro terre
 e violenze spaventose sin dai primi tempi 
della colonizzazione, 
avvenuta nel diciottesimo secolo. 

Nonostante i ripetuti tentativi di sfratto, riuscirono a restare nelle terre ancestrali.


Bambini Makuxi a Uiramutã, Raposa Serra do Sol, Brasile.
Leggende orali raccontano di una voce pronunciata dalla Terra. Fino al 1907, i Macuxies entrarono in una sorta di caverna attirati da una voce e viaggiando per 13 o 15 giorni fino a raggiungere l’interno. È lì, “dall’altra parte del mondo, nella terra interna” scoprirono creature giganti e viventi dell’altezza di circa 3-4 metri di altezza.

Secondo i Macuxies a questi giganti è stato dato il compito di monitorare il passaggio davanti all’ingresso e impedire agli stranieri di entrare nella “Terra cava”. 


Altre leggende, dicono i Macuxi, narrano di persone che entrarono nella misteriosa grotta per tre giorni, dove incontrarono i giganti scendono le scale, questi giganti facevano passi di 90 centimetri circa ogni volta.

Dopo il terzo giorno, si lasciarono alle spalle le loro torce, e continurono il loro viaggio “dentro” la Terra illuminata dalle luci che erano già presenti nelle grotte affisse alle pareti. Lanterne giganti, delle dimensioni di un cocomero, brillanti come il sole.
Dopo 4-5 giorni di viaggio, le persone in viaggio nella grotta cominciarono a perdere peso e massa corporea, permettendo loro di muoversi molto più velocemente.


Le leggende dei Macuxi narravano che dopo 5 giorni all’interno delle caverne, sarebbero passati da enormi caverne cui tetti non si vedevano nemmeno, a una delle camere all’interno del sistema di grotte, dove si poté vedere quattro oggetti “come il sole”, così brillanti e luccicanti che erano impossibili da guardare, il cui scopo era sconosciuto al villaggio Macuxi.

All’interno della Terra, c’erano luoghi in cui gli alberi erano in grado di produrre cibo. I Macuxi dicevano di essersi nutriti con frutta di cajúes, quercia, mango, banane e alcune piante più piccole ma solo dopo 6-7 giorni di cammino all’interno della terra questo fu possibile.


Quanto più la gente Macuxi si trasferì nella Terra, aree più grandi di vegetazione osservarono e scoprirono. Ma non tutte le aree erano di colore verde e prospero. Il popolo Macuxi diceva che alcuni posti sono estremamente pericolosi e dovevavo essere evitati, come quelli con bollenti pietre e torrenti “azoge”(caldi e acidi).

Le leggende orali dei Macuxi continuavano col dire che dopo aver attraversato queste camere giganti, avevano trascorso la metà del viaggio e che devono muoversi con cautela, perché c’era la possibilità di imbattersi nella misteriosa “aria” che poteva indurre la gente a “volare o galleggiare” in giro.


Continuando il viaggio, raggiunsero un posto all’interno della Terra, dove i giganti abitavano. Lì, gli esploratori Macuxi mangiarono insieme ai giganti alimentandosi con mele delle dimensioni di teste umane, uva delle dimensioni di un pugno umano, e deliziosi e giganteschi pesci catturati dai giganti e dati ai Macuxi come doni e regali. 

Dopo la scorta con il gigantesco cibo offerto agli esploratori Macuxi furono pronti a tornare a “casa”, pronti per il mondo “esterno”, aiutati a risalire dai giganti del mondo interiore.
Si dice che i Macuxi siano i “guardiani protettori" dalla malavita, custodendo l’ingresso della Terra interiore, e le sue leggende raccontano di una terra nell’interno della t erra, che è piena di incredibile potenza e ricchezza.


Questa leggenda, naturalmente, è considerata da molti proprio come narrazione, un’altra storia ancestrale. Ma per i Macuxi, questa “leggenda” era ed è reale, una sorta di impronta storica, dove erano visti come protettori dell’ingresso agli esploratori britannici venuti in Amazzonia alla ricerca di oro e diamanti, vietando di avventurarsi nelle grotte, e non tornare mai più.
Dal momento che con l’ultimo incontro con loro, i giganti, non venne tenuto fede il loro impegno, i Macuxi dissero che sarebbero stati puniti per non aver rispettato i loro obblighi e le “leggende” dei giganti scomparsi nel corso degli anni.

E ‘possibile che questa sia solo un’altra leggenda? 
O c’è qualcosa di più misterioso nella tribù Macuxi e nelle sue leggende? Si dice che la Terra Cava esista in molte antiche civiltà e culture di tutto il mondo.

L’esistenza di creature giganti che popolano il nostro pianeta è un altro fatto presente in decine di antiche culture di tutto il mondo, anche presenti in testi religiosi come la Bibbia.

E ‘possibile che le leggende Macuxi siano reali e che da qualche parte in Amazzonia ci sia un ingresso alla Terra interiore?

Armando Rossi


Fonte: http://kleenexx.altervista.org/aborigeni-della-amazonia-sostengono-che-ce-un-mondo-intero-allinterno-del-nostro-pianeta/

Dopo 37 anni gli Aborigeni Australiani di nuovo padroni della loro terra

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Dopo 37 anni gli Aborigeni Australiani 
di nuovo padroni della loro terra


Dopo una battaglia durata quasi 40 anni il popolo aborigeno australiano dei Larrakia ha finalmente riottenuto le sue terre ancestrali.

Il 21 giugno si è conclusa la più lunga rivendicazione territoriale nella storia dell’Australia, quella di Kenbi (Kenbi land claim). Questa data segna la fine della battaglia, durata 37 anni, del popolo aborigeno Larrakia contro il governo australiano: una lotta per riottenere la titolarità delle loro terre tradizionali.



Per i Larrakia, un popolo aborigeno di duemila anime, questa importantissima vittoria prevede la restituzione di 52mila ettari di terra nel Territorio del Nord, inclusa la contea di Wagait, nei pressi di Darwin. La richiesta di rivendicazione era stata rifiutata nel 2006, ma nonostante ciò hanno continuato a lottare per i loro diritti fino al 6 aprile di quest’anno, quando è stato raggiunto un accordo.

Durante la cerimonia ufficiale, tenutasi il 21 giugno, il primo ministro australiano Malcolm Turnbull ha affermato che la battaglia è stata una “storia che rappresenta la sopravvivenza e la resilienza dei nostri indigeni australiani”. 


L’accordo prevede anche la cessione di altri 13mila ettari di terra che “fornisce i mezzi necessari per lo sviluppo economico di questa popolazione aborigena”, come ha affermato il ministro per gli Affari indigeni Nigel Scullion. Inoltre, il governo australiano ha promesso 31,5 milioni di dollari australiani (circa 21 milioni di euro) per il recupero dei terreni che sono stati contaminati dalle sue attività.


Una storia di soprusi e di espropri:

Jordan Singh, un membro del popolo Larrakia, ha espresso la sua gioia per la vittoria, ma anche la tristezza per i tempi lunghissimi con cui è giunta. Nel discorso che ha tenuto durante la cerimonia ha detto: 



Sono felicissimo che dopo 37 anni 
abbiamo riottenuto le nostre terre. 
Ma sono anche molto triste per il fatto 
che le nostre madri oggi non siano qui.



La vittoria si inserisce in un contesto più ampio. Quando gli inglesi hanno colonizzato l’Australia, le terre aborigene erano considerate vuote (terra nullius) e, quindi, sono state espropriate. Il tutto accompagnato da numerosi abusi ai danni degli abitanti. 

Questo ha portato a effetti intergenerazionali di lungo termine, ad esempio un numero esagerato di detenuti tra gli aborigeni e la scarsa qualità di vita di questo popolo rispetto al resto del paese.


Si stanno facendo passi avanti per cercare di invertire questa tendenza di abusi e sofferenze. Ad esempio, una sentenza emessa dalla Corte suprema australiana nel 1992, il caso Mabo, ha ribaltato il precedente che definiva la loro terra come di nessuno riconsegnandola ai legittimi proprietari. 

Il caso Mabo è diventato l’esempio da seguire le successive rivendicazioni territoriali nonostante la maggior parte di queste non si sia conclusa positivamente.Resta il fatto che il caso Kenbi è un passo avanti non solo per i Larrakia ma per tutti gli aborigeni d’Australia.

Tradotto da CAMILLA SOLDATI


Fonte: http://www.lifegate.it/persone/news/australia-vittoria-aborigeni-larrakia-terre

La Medicina Tibetana: Cos'è e perché funziona

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La Medicina Tibetana: 
Cos'è e perché funziona


Il Tibet terra di montagne innevate, una volta regno segreto isolato, da secoli, ha un vecchio sistema di medicina, chiamato Sowa Rigpa. 

La scienza della guarigione per un’alimentazione consapevole. Una volta era una conoscenza segreta monastica, il lignaggio di questo sistema può essere fatto risalire almeno al primo secolo d.C. ed è ancora forte oggi.


La medicina tibetana insegna che lo scopo della vita è quello di essere felice. 

Utilizzando la medicina tibetana per curarsi, è possibile venire a conoscenza di come i vostri pensieri e i comportamenti influenzino la salute e la felicità. La medicina tibetana include la filosofia e la scienza alle pratiche di guarigione in modo da contribuire a creare e mantenere mente e corpo sani. 

Si tratta di un approccio olistico quello di unire corpo e mente includendo l’uso di erbe rare coltivate ad alta quota.




Principi di Medicina Tibetana


La medicina tibetana sostiene che gli esseri umani siano esseri composti da energia e che ogni persona nasca con una costituzione e una natura unica composta da tre energie primarie: Rlung, Mkhrispa e Badkan (vento, bile, muco/flemma). Questi tre aspetti, o umori del corpo, devono essere equilibrati.

Rlung: è la fonte della capacità del corpo di far circolare le sostanze fisiche (ad esempio il sangue), l’energia (gli impulsi del sistema nervoso), e il non-fisico, i pensieri.

Bad-kanè caratterizzata dalle manifestazioni del freddo, e comprende svariate funzioni come la digestione, il mantenimento della nostra struttura fisica, salute delle articolazioni e stabilità mentale.

Mkhrispa: fonte di calore, e di molte funzioni quali la termoregolazione, il metabolismo, la funzione epatica e l’intelletto acuto.


Il sistema di Medicina Tibetanaè un arte, questa scienza ha la capacità di mantenere le energie primarie in equilibrio con la nostra costituzione. Ognuno di noi ha una costituzione unica, con punti di forza e di debolezza e una volta compreso questo concetto, possiamo migliorare i nostri punti di forza, trasformando così le nostre debolezze.

Nella MTT (Medicina Tradizionale Tibetana) ci sono quattro principi fondamentali: karma,  sofferenza,  guarigione e felicità che vengono usate per bilanciare corpo e mente.



Ogni guarigione reale deve tener conto 
del corpo e dello spirito


La MTT è profondamente radicata nella filosofia e psicologia buddista. In questo contesto la spiritualità rappresenta una potente pratica di guarigione fisica. Questo sistema olistico ricco di insegnamenti è la pratica del buddismo. La vita e l’evoluzione sono considerati causa fondamentale della malattia e dei sintomi della malattia. Attraverso i suoi principi buddisti la MTT ha lo scopo di curare e prevenire la sofferenza temporanea e permanente tramite metodi approfonditi.


Gautama Siddharta, il Buddha storico insegnò la dottrina buddista più di 2500 anni fa. Successivamente, il Buddismo diventò un’ancora di salvezza per il popolo alla ricerca della liberazione da morte e malattia. È una dottrina rivolta a tutti senza discriminazione di casta, razza o ricchezza. Con il tempo diventò una religione ed una via che tuttora aiuta milioni di persone che soffrono.

Inoltre la MTT si concentra sulla guarigione diretta di corpo/mente del paziente con l’aiuto di farmaci adeguati, dieta, comportamento e terapie per calmare la mente e le sue passioni negative. La medicina che cura i sintomi fisici non viene considerata sufficiente per sradicare le cause della malattia; quindi il Buddha ci ha insegnato il metodo per divenire consapevoli, e allontanare le emozioni negative.

La malattia fisica dal punto di vista buddista, è strettamente collegata con la malattia mentale, sociale e spirituale. 

Le emozioni nocive, come i tre veleni mentali
 attaccamento, rabbia e chiusura mentale, possono causare disarmonia e squilibri del corpo fino a sfociare in una malattia. 

Per i buddisti, quando la mente è libera dall’ignoranza e l’illusione, viene considerata “libera dalla malattia.”









“I Bodhisattva dovrebbero imparare l’arte della guarigione, 
al fine di aiutare gli altri e liberarli dalla sofferenza”

Buddha


Questa frase è una fonte d’ispirazione per i medici tibetani affinché esprimano la perfezione del Bodhisattva nella loro pratica medica. Il Buddha della Medicina viene considerato come una fonte d’insegnamento per chi aspira a diventare medico. Eppure, il buddha sottolinea che non c’è bisogno di sapere nulla di Buddismo per beneficiare della Medicina Tibetana.

Le tecniche della Medicina Tibetana:

Esistono tre tecniche principali che vengono utilizzate dai medici tibetani per diagnosticare i pazienti:

- lettura del polso

- analisi delle urine

- messa in discussione delle condizione del paziente

La medicina tibetana veniva praticata in tutto il Tibet, Himalaya e l’Asia centrale. Mentre oggi viene praticata in tutta l’Asia e l’Occidente. I cinesi spesso etichettano la medicina tibetana come il ramo tibetano della medicina cinese, ma si tratta di un sistema unico e differente. 

Nonostante la rivoluzione culturale, la censura e la persecuzione dei praticanti, la MTT è rimasta relativamente intatta e quando i tibetani lasciarono la loro patria in cerca di libertà, questo incredibile sistema di guarigione si è diffuso ampiamente.

La MTT è molto diffusa a Dharamsala, dove sua Santità il 14 ° Dalai Lama ha fondato il Men-Tsee-Khang (Istituto di Medicina e Astrologia) nel 1961. Questo istituto insegna agli studenti post-liceali tramite un intenso programma a diventare medici nel campo della MTT . La conoscenza medica tibetana si fonda sui Quattro Tantra Medici (Gyu Shi), insegnati dal Buddha e approfonditi in Tibet a partire dall’VIII secolo d.C. ancora attuali oggi.  Secondo l’antico trattato di MTT, il concetto di salute e malattia viene illustrato come un albero con due steli.


L’albero della medicina tibetana:


Visivamente i concetti della medicina tibetana sono stati espressi tramite la rappresentazione di 99 diversi alberi. Nello studio di questa antica arte, quindi, basta immaginare di essere in un giardino pieno di alberi, gli “Alberi della Vitalità”, cui vanno analizzate le radici, i tronchi, i rami, le foglie, i fiori e i frutti. L’albero della medicina ha due fusti principali: il sinistro è il fusto della salute, il destro quello della malattia:

Nel fusto della malattia ci sono 3 rami a cui si attaccano 63 foglie che rappresentano tutte le possibili cause di malattia, dallo squilibrio degli umori ai motivi spirituali.


Nel fusto della salute ci sono ci sono 3 rami a cui si attaccano 25 foglie che indicano il corretto equilibrio degli elementi corporei; 2 fiori che sono il simbolo di una vita sana e di una vita lunga; 3 frutti prodotti dai due fiori che indicano la ricchezza materiale e spirituale, prosperità in salute e liberazione dalla sofferenza.

In che modo la Medicina Tibetana differisce da altre pratiche come: Ayurveda, Medicina Cinese e Yoga?

La MTT è più vicina all’Ayurveda come principi e pratica. 
Tutte e tre le tradizioni sottolineano l’importanza di vivere una vita equilibrata inoltre descrivono il mondo fisico e in termini di energia.

La medicina tibetana e quella Ayurveda sono simili in quanto suddividono il sistema energetico in tre energie primarie, mentre la medicina cinese ha solo due energie, caldo (Yang) e freddo (yin). La MTT e l’Ayurveda utilizzano una terminologia diversa, ma la loro concezione delle tre energie primarie è simile, entrambe spiegano come creare e mantenere corpo e mente sani tramite uno stile di vita yogi.

Gli Yogi in Tibet hanno sviluppato la tecnica dello Yoga Tibetano, una forma di yoga che si concentra sulla respirazione e su esercizi di purificazione e guarigione della mente.

Inoltre la MTT ha avuto un grande successo nella cura delle malattie croniche considerate dall’Occidente incurabili. Karl Lutz, un produttore di farmaci svizzero nel 1969 ha creato Padma AG, una società per la produzione di formule di guarigione tibetane e ha iniziato la produzione di Padma 28 sviluppato dalla tradizionale formula tibetana, Gabur 25. La formula contiene una miscela complessa di sostanze attive a base vegetale. In Svizzera, dove c’è una forte comunità di tibetani in esilio, è stata registrata come una medicina vera e propria e viene utilizzata per trattare disturbi circolatori. 


Gli studi clinici su formule di erbe tibetane sono state condotte in Europa fin dal 1970 utilizzando Padma 28. In Italia il prodotto viene commercializzato dalla Cosval e si chiama Padma Basic Plus. Io l’ho provato di persona come tutti coloro che l’hanno provato posso confermare che è incredibile come possa agire così in fretta: il flusso di energia scorre meglio, chi aveva mani e piedi freddi li sente caldi, il sangue scorre meglio e torna ai livelli di salute, e molto altro.

Diversi studi hanno dimostrato anche altri effetti positivi del PADMA 28 nel trattamento delle patologie infiammatorie croniche, come l’epatite, cirrosi epatica, sclerosi multipla e artrite reumatoide. Le ricerche scientifiche mostrano che il Padma 28 ha qualità immuno-regolatori, anti-infiammatorie, antiossidanti, anti-proliferative, pro-apoptotiche, anti-microbiche, inoltre protegge le cellule e ha effetti sulla coagulazione del sangue e l’aggregazione piastrinica.

“In breve, il complesso della formula proveniente dalla MTT possiede componenti attivi in dosi molto basse che agiscono sui diversi processi metabolici, allo stesso tempo, contribuiscono sinergicamente favorendo l’effetto terapeutico.”

Il potere della medicina tibetana:

Il fisico e ricercatore di medicina tibetana, Hebert Schwabl, usa il Padma nei suoi trattamenti.

“La MTT ci riporta a ricordi perduti di un tempo in cui la gente aveva ancora un contatto con la natura e una concezione diversa delle erbe. La conoscenza della Medicina Tibetana, sintonizzata sull’energia, offre un sacco di vantaggi, soprattutto in caso di malattie complesse,come quelle croniche e degenerative.”

Inoltre è un sistema di guarigione illuminato dato che può favorire benessere e salute trattando l’intera persona e proteggerci dalle cause della malattia attraverso la comprensione dei principi spirituali. Questo dono della medicina proveniente dalle alte montagne porta il l’inebriante profumo di quel quel lignaggio spirituale ininterrotto di pace e saggezza della terra del leone delle nevi.


Fonte: http://www.dionidream.com/medicina-tibetana/

Abuela Margarita, discendente del popolo Maya: "La morte non esiste"

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Abuela Margarita, Nonna Margherita, guaritrice e guardiana della tradizione maya, è cresciuta con la sua bisnonna, che era guaritrice e faceva miracoli. Pratica e conosce i circoli di danza del sole, della terra, della luna, e la ricerca della visione. 

Appartiene al consiglio degli anziani indigeni e si dedica a seminare salute e conoscenza in cambio della gioia che le produce il farlo, perché per mantenersi continua a coltivare la terra.

Quando viaggia in aereo e le assistenti di volo le danno un nuovo bicchiere di plastica, lei si afferra al primo: 


No, ragazza, questo va a finire alla Madre Terra”. 


Sprizza saggezza e potere, è qualcosa che si percepisce nitidamente. 

I suoi rituali, come gridare alla terra il nome del neonato, affinché riconosca e protegga il suo frutto, sono esplosioni di energia che fanno bene a chi è presente; e quando ti guarda negli occhi e ti dice che siamo sacri, si muove qualcosa di profondo.


Lei ci dice: 



«Ho 71 anni. Sono nata in campagna, 
nello stato di Jalisco, Messico, e vivo in montagna. 
Sono vedova, ho due figlie e due nipoti da parte delle mie figlie, però ne ho a migliaia con cui ho potuto imparare 
l'amore senza attaccamento. 

La nostra origine sono la madre Terra e il padre Sole. 
Sono venuta sulla terra per ricordare a voi 
ciò che c'è dentro ciascuno.»


 «Dove andiamo dopo questa vita?»

«Oh, figlia mia, a divertirci. La morte non esiste
La morte è semplicemente lasciare il corpo fisico, se vuoi.»

«Come se vuoi…?»


«Te lo puoi portare via. Mia bisnonna era chichimeca (NdT: popolazioni seminomadi dell’America centro-sud, termine peggiorativo un po’ come i nostri zingari), sono cresciuta con lei fino ai 14 anni, era una donna prodigiosa, una guaritrice, magica, miracolosa. Ho imparato molto da lei.»

«Ormai si nota che lei è una saggia, Nonna.»



«Il potere del cosmo, della terra e del grande spiritoè lì per tutti, basta prenderlo. 

Noi guaritori valorizziamo e amiamo molto i 4 elementi (fuoco, acqua, aria, terra), li chiamiamo nonni. 

Una volta ero in Spagna, accudivo a un fuoco e ci siamo messi a chiacchierare.»

«Con chi?»

«Con il fuoco. Io sono in te, mi disse. 


“Lo so già”, risposi. “Quando decidi di morire ritornerai allo spirito, perché non ti porti il corpo?” disse. “Come faccio?” domandai.»

«Interessante conversazione.»

«“Tutto il tuo corpo è pieno di fuoco e anche di spirito” mi disse, “occupiamo il cento per cento dentro di te. L'aria sono i tuoi modi di pensare e ascendono se sei leggero. Di acqua abbiamo più del'80% e sono i sentimenti ed evaporano. E terra siamo meno del 20%, cosa ti costa portarti via questo?”»

«E perché vuoi il corpo?»

«Ovvio, per godermela, perché mantieni i 5 sensi e ormai non soffri di attaccamenti. Adesso sono qui con noi gli spiriti di mio marito e di mia figlia.»

«Ciao.»


«Il morto più recente della mia famiglia è mio suocero, che se ne è andato a più di 90 anni. Tre mesi prima di morire decise il giorno. 
“Se me ne dimentico” ci disse “ricordatemelo.” 

Arrivò il giorno e glielo ricordammo. 

Si lavò, si mise vestiti nuovi e ci disse: “Ora me ne vado a riposare”. Si buttò sul letto e morì. Lo stesso vi posso raccontare di mia bisnonna, dei miei genitori, delle mie zie.» 

«E lei, nonna, come vuole morire?»

«Come il mio maestro Martinez Paredes, un maya poderoso. 
Andò in montagna: “Al tramonto venite a prendere il mio corpo”. Lo si udì cantare tutto il giorno e quando andarono a cercarlo, la terra era piena di orme. Così voglio morire io, danzando e cantando. Sapete cosa ha fatto mio padre?»

«Cosa ha fatto?»


«Una settimana prima di morire andò a raccogliere i suoi passi. Percorse i luoghi che amava e visitò la gente che amava e si prese il lusso di salutare. 

La morte non è morte, è la paura che abbiamo del cambiamento. 

Mia figlia mi sta dicendo: “Parla di me” e perciò vi parlerò di lei.»

«Anche sua figlia decise di morire?»

«Sì. C'è molta gioventù che non può realizzarsi, e nessuno desidera vivere senza senso.»

«Cosa vale la pena?»



«Quando guardi gli occhi e lasci entrare l'altro in te e tu entri nell'altro e diventate uno. Questa relazione di amore è per sempre, lì non c'è noia. Dobbiamo capire che siamo esseri sacri, che la Terra è nostra madre e il Sole nostro padre. Fino a pochissimo tempo fa gli Huicholes (NdT: detti anche Wirrarika o Wixarika o Huichol, sono nativi americani della Sierra Madre Occidentale del Messico, adorano il cactus allucinogeno peyote) non accettavano contratti di proprietà della terra. 

“Come sarei proprietario della madre Terra?” dicevano.

«Qui la terra si sfrutta, non si venera.»


«La felicità è tanto semplice! Consiste nel rispettare ciò che siamo, e siamo terra, cosmo e grande spirito. E quando parliamo della madre terra, parliamo anche della donna che deve occupare il suo posto di educatrice.»

«Qual'è la missione della donna?»

«Insegnare all'uomo ad amare. Quando avranno imparato, avranno un'altra maniera di comportarsi con la donna e con la madre terra. Dobbiamo vedere il nostro corpo come sacro e sapere che il sesso è un atto sacro, quello è il modo per renderlo dolce e ci riempie di senso. 

La vita arriva per mezzo di questo atto d'amore. 



Se banalizzi questo, cosa ti resta?


Restituire il potere sacro alla sessualità cambia la nostra attitudine verso la vita. Quando la mente si unisce al cuore tutto è possibile. Voglio dire qualcosa a tutto il mondo...»

«...?»


«Che possono usare il potere del Grande Spirito nel momento in cui lo vogliano. Quando capisci chi sei, i tuoi pensieri diventano realtà. Io, quando ho bisogno di qualcosa, lo chiedo a me stessa. E funziona.»

«Ci sono molti credenti che pregano Dio, e Dio non concede.»

«Perché una cosa è chiedere l'elemosina e un’altra ordinare a se stessi, sapere cos'è ciò di cui hai bisogno. Molti credenti sono diventati dipendenti, e lo spirito è totalmente libero; di questo bisogna convincersi. Ci hanno insegnato ad adorare immagini invece di adorare noi stessi e adorarci tra di noi.»

«Senza sentirsi imbarazzati.»

«Dobbiamo utilizzare la nostra ombra, essere più leggeri, affinare le capacità, capire. Allora è facile curare, esser telepatici e comunicare con gli altri, le piante, gli animali. Se decidi di vivere tutte le tue capacità per fare il bene, la vita è piacere.»

«Da quando lo sa?»

«Alcuni momenti prima di morire mia figlia mi disse: 

“Mamma, prendi la tua pipa sacra, devi condividere la tua saggezza e viaggerai molto. Non temere, io ti accompagnerò.” 

Io vidi con grande sorpresa come lei si incorporava al cosmo. Sperimentai che la morte non esiste. L'orizzonte si ampliò e le percezioni persero i limiti, per questo ora posso vederla e ascoltarla, lo crede possibile?»

«Sì.»

«I miei antenati hanno lasciato a noi nonni la custodia della conoscenza: “Verrà il giorno in cui si ritornerà a condividere in circoli aperti”. Credo che questo tempo è arrivato.»

 Traduzione in italiano di Anna Paola Maestrini


Canto:


SONO IL POTERE DENTRO DI ME,

SONO L’AMORE DEL SOLE E LA TERRA,

SONO IL GRANDE SPIRITO E SONO ETERNA,

LA MIA VITA E’ PIENA DI AMORE E GIOIA.

  
SOY EL PODER DENTRO DE MI,

SOY EL AMOR DEL SOL Y LA TIERRA,

SOY EL GRAN ESPÍRITU Y SOY ETERNA,

MI VIDA ESTÁ LLENA DE AMOR Y ALEGRÍA


«… e… guarda che se lo canti molte volte, ci credi! Io, sì, ci credo. Mi piace moltissimo crederci, perché so che non ci voglio credere per sentirmi superiore: non è per questo. È per crederci, e per continuare a vivere felice, per continuare ad amare.»

Il risveglio femminino, negli uomini e nelle donne, trasformare le emozioni a partire dall'amore.



«Una delle mie attività, da vari anni, è parlare del risveglio del femminino. Pensiamo che il risveglio del femminino riguardi la donna, ma il 'emminino' ha un rapporto diretto con il cuore, e quindi con il fatto di trasformare le nostre emozioni in Amore. 

Pertanto credo che in questi tempi il femminino, che sta sia nell’uomo che nella donna, e che è Amore, sia realizzarsi con Amore. L’Amore non è soltanto la sessualità, l’Amore è la disponibilità ad amare. Il Potere è dentro di noi. Anche la Paura. 



Infatti, noi nasciamo con queste due possibilità:
l’Amore e la Paura.


 A furia di metterci in testa la svalutazione, eccola, ora c’è, sta accadendo. Io credo che sia meglio non aver paura.»


Imparare ad onorare noi stesse. Tutte, siamo il centro. 
Tutte, siamo la circonferenza.

«La donna deve cominciare a credere nel proprio valore, a crederci moltissimo, ad amarsi e onorarsi. Deve cominciare a sapere che vale. Nel ’93, su invito degli indigeni Seminoles, ho camminato per due mesi e mezzo attraverso tutta la Florida, proprio dalla punta fino alla frontiera nord. Camminavamo ogni giorno, e il tema era: il cambiamento attraverso la donna.»

«Riguardo a questo argomento, una delle cose che dicevo è che migliaia e migliaia, se non milioni – e non credo di esagerare! – di anni fa, la donna era considerata uguale all’uomo, con l’unica differenza di essere, rispettivamente, manifestazione femminile e maschile. 

Fino a quando la donna fu considerata
 in questo modo, 
la Terra non fu mai avvelenata. Mai. 


Il giorno in cui la donna lasciò il suo spazio, fu il giorno in cui la Terra cominciò ad esser avvelenata. Le spiegazioni sono molte, anche se non voglio addentrarmi troppo nell’argomento adesso, comunque dicono che i Maya, e gli Olmechi, conoscessero il simbolo del Cerchio, la forza della ruota, ma non la fecero mai girare, perché era il Cerchio della Vita, perché sapevano che il giorno in cui si fosse fatta girare la ruota, sarebbero sorte le industrie, e tutto quello che sta accadendo in questo momento...»


«Questo è quello che posso dire: il Cerchio della Vitaè qualcosa che ha uno stretto rapporto con l’Amore, con il fatto che siamo tutti, un punto sul bordo (la circonferenza) e, al contempo, possiamo entrare facilmente in relazione con il Centro, di modo che, a sua volta, il Centro si occupi del posto dove ci troviamo [A.M. indica con la mano di nuovo la circonferenza].»



«La mia casa si chiama Hunab Ku. È rotonda. Hunab Ku vuol dire Dio nella lingua Maya. Nella mia casa metto del sahumerio, del coppale [una resina di origine vegetale], del cedro o qualche altra pianta che serve ad onorare, e onoro la mia casa. I mattoni della mia casa sono vivi – le mura sono di mattone. 

Il tetto della mia casa è di legno ed è vivo. Io non penso che è morto, credo che possa anche parlare. Poiché la mia casa è viva, onoro anche me stessa, con una foto mia grande così. Quando ricevetti questa foto, avevo un po’ di piantine di orchidee, e ora ci metto sempre dei fiori. Anche se sembra strano, perché si tratta della mia foto… però dentro questa scimmia che cammina, che sono io, [ride] c’è il Grande Spirito


Dunque, onorarci serve, perché dobbiamo esser ben consapevoli, del tutto sicuri che Dio è dentro di noi, sin dal giorno in cui siamo stati concepiti.»


[Il sahumerio è un bagno di fumo costituito da diverse erbe e radici della tradizione fra cui il Palo Santo; ha la particolarità di allontanare qualsiasi negatività ed aprire le strade a tutte le cose buone della vita. 


L'incenso ancora oggi usato dagli Sciamani di tutto il Sud America.]




Il potere e il lignaggio delle donne anziane



«Credo che noi donne anziane, più di chiunque altro, siamo capaci di dire: sono qui, sono qui (cantilenando), sono qui… vero? per condividere l’esperienza. Credo che una delle cose che dobbiamo cominciare a rinforzare è… I Maya e i Nahuatl celebravano le Cerimonie della Vita; nella cerimonia che si fa quando si compiono 52 anni, si chiude il cerchio, che equivale a 4 volte 13 anni, e si ritorna al punto in cui si era bambini. 

Tornando in quel punto, però, si è già nati, c’è già stato il risveglio ormonale, si hanno già avuto figli e figlie, a 39 anni siamo nel pieno della famiglia, e quindi ora, qui, a 52 anni, si apre la maternità e la paternità universale, sia per le donne che per gli uomini.»

«Però accade che la donna rimane lì, a prendersi cura dei nipoti, a volte anche sforzandosi di controllare, sforzandosi di… c’è un’altra parola che ora non mi viene… con l’ansia di, dicono, di prendersi cura, ma in realtà è di controllare, e poi, in realtà, finiscono col soffrire, no? 


Perciò, non andiamo oltre. Invece, se trascorriamo i 13 anni successivi assumendoci questa maternità universale, a 65 anni, diremo, beh, già ho portato avanti la maternità/paternità universale, ormai ho tanti figli e figlie sparsi per tutta l’umanità, in molti luoghi, e allora mi chiedo come posso ancora servire, vero? 

Ed è allora che cominciamo ad essere al loro servizio, ma come? Ebbene, condividendo la nostra esperienza. La verità è che dopo i 65 anni, diventiamo oro in polvere per l’umanità. Oro in polvere (oro molido)! Quando parlo di oro in polvere, mi riferisco agli anziani che hanno superato i 65 anni.»

«Ho una cerimonia, che chiamo Flor y Canto (fiore e canto), che si fa con la luna piena, e contiene vari canti, e uno fa così:




LUNA PIENA, LUNA PIENA,

RIEMPIMI, RIEMPIMI D’AMORE,

LUNA PIENA, LUNA PIENA,

RIEMPIMI, RIEMPIMI D’AMORE.

NONNA LUNA, NONNA LUNA,

CAMBIA I MIEI SENTIMENTI

IN PURO AMORE,

NONNA LUNA, NONNA LUNA,

CAMBIA I MIEI SENTIMENTI

IN PURO AMORE.

  

LUNA LLENA, LUNA LLENA,

LLENAME, LLENAME DE AMOR,

LUNA LLENA, LUNA LLENA,

LLENAME, LLENAME DE AMOR.

ABUELA LUNA, ABUELA LUNA,

CAMBIA MIS SENTIMIENTOS

EN PURO AMOR,

ABUELA LUNA, ABUELA LUNA,

CAMBIA MIS SENTIMIENTOS

EN PURO AMOR.


Fontehttp://www.versoilsole.it/soltrenews/spiritualit%C3%A0/347-quando-desidero-qualcosa-chiedo-a-me-abuela-margarita.html

La Comune Libertaria di Urupia, dove non esiste la "proprietà privata"

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Nel 1995 la Comune Libertaria di Urupia, dopo esser nata come progetto utopico agli inizi degli anni ’90 nei pensieri di un gruppo di libertari salentini e di altri compagni di origine tedesca, divenne finalmente realtà concreta grazie all’acquisto di alcuni fabbricati abbandonati e di 24 ettari di terreno nella zona rurale e di campagna di Francavilla Fontana, in Salento.

Il progetto della comune iniziò come un esperimento quotidiano di autonomia e autogestione, volto a rappresentare la concretizzazione di una vera e propria utopia libertaria che tendeva al raggiungimento di libertà politica, solidarietà sociale e comunitaria e autosufficienza economica. 


I principi dominanti alla base della Comune di Urupia sono prima di tutto l’assenza di proprietà privata con la conseguente proprietà collettiva di mezzi e dei beni e il raggiungimento dell’unanimità e del consenso come unico metodo legittimo usato nel processo decisionale. 




Alla base dei principi fondamentali 
della comune troviamo la convinzione 
che l’uguaglianza politica è raggiungibile solamente attraverso l’uguaglianza economica.


All’interno della Comune di Urupia l’individuo è dotato di piena libertà e di assoluta autonomia e perciò può liberamente autodeterminarsi in un contesto di diffusa autogestione di sè stessi e della comunità. 


Inoltre ad Urupia non esistono classi sociali nè tanto meno gerarchie, perciò notiamo l’assenza totale di un singolo individuo che accentra il potere nelle sue mani fungendo da autorità; piuttosto la Comune nel corso degli anni si è impegnata nell’adozione di una struttura sociale completamente egualitaria e orizzontale, all’interno della quale ogni individuo si ritiene e viene ritenuto libero ed uguale e coopera con gli altri sulla base delle proprie disponibilità e possibilità.


Ad evidenziare in maniera ancor più marcata il rifiuto di qualsiasi forma di gerarchia (anche quella basata sul genere sessuale) gli abitanti della comune hanno deciso di chiamarsi con il termine femminile “Comunarde”. Questo termine sottolinea l’assoluta uguaglianza tra i sessi ed il rigetto nei confronti del patriarcato e del maschilismo imperanti all’interno della società dominante.

Come già detto, la Comune di Urupiaè tutt’ora all’alba degli 11 anni di esistenza un laboratorio ed un esperimento ed infatti gli stessi abitanti scrivono: 


“viviamo invece quotidianamente la consapevolezza 
della difficoltà di un percorso di vera autogestione: 
i continui conflitti traprivato e collettivo, 
il costante riemergere di comodi meccanismi di delega 
e di ambigue gerarchie informali, 
la difficoltà del raggiungimento di una vera uguaglianza
 tra i sessi e di un rapporto di serena, 
efficace collaborazione tra uomini e donne, 
la risucchiante prepotenza delle peggiori leggi dell’economia, sono tutte contraddizioni che stanno 
lì ad indicarci quanta strada abbiamo ancora da fare, 
e quanto difficile sia questo percorso.
Contraddizioni alle quali, tuttavia, 
non abiamo alcuna intenzione di sottrarci…”


La Comune di Urupia, nonostante le molte difficoltà che si trova ad affrontare, incarna l’esempio perfetto che un modo diverso di organizzare la vita sociale, politica ed economica sulla base di una autogestione libertariaè, non solo possibile, ma percorribile se si ricerca una alternativa migliore alla realtà dominata, vessata e sottomessa alle logiche statali e all’economia capitalista. 

Perchè  le Comunarde di Urupia credono nella sperimentazione di un “mondo migliore, più libero e giusto, nel quale sarebbe anche ora che cominciassimo a vivere, noi che ci avveleniamo il sangue per questo schifo di mondo che invece dobbiamo sopportare.”


Fonte: http://anarcoantropologo.altervista.org/coltivare-lautogestione-lutopia-libertaria-la-comune-urupia/

I padroni del mondo di oggi sono i "semidei" dell'Antichità

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I padroni del mondo di oggi 
sono i "semidei" dell'Antichità



Articolo di Beppe Caselle

Chi sono i Prescelti, i Prescelti sono il risultato di una seconda ibridazione sugli esseri umani, una ibridazione "speciale" con più geni degli Elohim (chiamati anche "dèi" nel passato e "dio" nel presente) rispetto all'altra venuta in precedenza, proprio come testimoniano tutti i testi antichi; nella Bibbia questo evento viene descritto nella famosa Doppia Genesi (Genesi 1,27 e Genesi 2,22). 

Questa seconda ibridazione viene anche chiamata dagli Elohim "perfezionamento" della razza. Questi Prescelti con più DNA degli Elohim diventarono poi i faraoni egizi, gli imperatori romani, i re, eccetera, fino ad arrivare agli odierni nobili


Queste persone, che amano definirsi "semidei" sono sempre state ossessionate dal loro corredo genetico, infatti i faraoni egizi arrivarono persino ad usare incesti come sposarsi tra fratelli per non diluire il loro "sangue blu" (ossia per non diluire i loro geni reali). 

Cosi anche per i nobili, che davano i propri figli in matrimonio solo a persone di "sangue blu" puro, di sangue reale puro, quindi con DNA più simile agli Elohim. 

Persino nella Bibbia leggiamo che gli Elohim ordinavano ai Prescelti di fare matrimoni tra fratellastri per non far diluire il DNA (vedi: Genesi 20,12). 


Ora questi matrimoni tra consanguinei non sono più palesi come nel passato, ma continuano in modo più discreto. E' sulla base di questo "sangue blu" (detto anche sangue reale) che i Prescelti hanno sempre rivendicato il diritto di comando e sovranità verso gli altri umani; dicendo espressamente che essendo loro con più geni degli "dèi" o "dio" (in base al periodo storico) avevano il diritto di governare ed essere serviti dall'intera umanità. Questo fatto è detto comunemente: comandare per "diritto divino".



Per ibridazione si intende che gli Elohim hanno alterato un DNA già esistente per formare una popolazione schiava, mentre nella seconda ibridazione, alterarono il DNA per formare un elite di potere da poter manovrare da dietro le quinte, e cosi facendo, schiavizzare il resto della popolazione in modo occulto. 

Per quanto riguarda la nostra parte animica, detta anche "coscienza"; quella è parte della Coscienza Universale (come spiego bene nel mio articolo:Teoria Olografica), e in questo gli Elohim non c'entrano nulla, come noi, anch'essi sono parte di essa.


Sulla faccenda "sangue blu" molti dei media di regime sostengono che i nobili avevano la pelle molto chiara a differenza dei popolani e dei contadini (che erano continuamente esposti al Sole e non si lavavano). E che quindi - secondo la spiegazione di regime-, siccome la pelle molto chiara dei nobili lasciava intravedere bene le vene bluastre; da qui sarebbe nato il termine “sangue blu”. 

Oppure un altra spiegazione è che all'epoca i Nobili Regnanti mangiando in piatti con posate d'argento; questo argento metallico a contatto con gli alimenti avrebbe rilasciato nel cibo tracce di IONI ARGENTO che venivano ingeriti dai Nobili. 


L'argento entrando nel torrente sanguigno avrebbe dovuto dare una tonalità bluastra al sangue; quindi sempre secondo quest'altra spiegazione di regime, i Nobili si distinguevano dal resto della popolazione per il colore blu del loro sangue, ottenuto grazie alle posate d'argento. 

Che dire; queste spiegazioni sono super mega CASTRONERIE, e ora vi spiego il perché: 

a) a quei tempi non erano stupidi, e sapevano benissimo che le vene erano blu per tutti, tra l'altro potevano vedere bene il colore delle vene nei loro neonati che avevano la pelle pulita e candida (non abbronzata dal Sole). 

b) Queste persone facevano incesti perfino tra parenti stretti, quindi se il termine derivasse solo dal fattore estetico e dal colore (come nel caso dell'argento); perché volere mantenere i geni a tutti i costi integri, cioè mantenere il DNA e il sangue puro, fino ad arrivare a far accoppiare in modo incestuoso i propri figli, facendoli persino sposare tra fratelli come nel caso dei faraoni ? 

Se questo sangue si ricavava mangiando da posate d'argento, ai nobili sarebbe bastato fare mangiare i propri figli da posate d'argento senza ricorrere agli incesti. 


E' ovvio che quello che interessava a loro era mantenere la genetica pura di quel sangue/DNA. 


In più il termine usato non era solo “sangue blu”, ma come ho spiegato bene, era anche usato il termine “sangue reale”, e questo termine non può essere in nessun modo spiegato con quelle favolette di regime. 


E' incredibile, i media di regime hanno sempre qualche spiegazione strampalata, che la massa puntualmente si beve. Questo “sangue blu” dava loro la superiorità verso gli altri, e quindi loro volevano e DOVEVANO mantenerlo puro.



RELIGIONE SUMERA: 
LA RELIGIONE DEI PRESCELTI

In passato i Prescelti per controllare le masse hanno usato la religione di regime, con essa hanno asservito l'uomo e sempre grazie ad essa sono riusciti ad uccidere -con la scusa del "demoniaco"- chiunque aveva un pensiero spirituale differente da quello che ordinava il regime. 

Sono riusciti a creare una popolazione pecora e sottomessa, grazie ai dogmi e alle inquisizioni. Il cristianesimo per esempio non è altro che la religione sumera con altri nomi, e cosi anche tutte le altre religioni, che non sono altro che la stessa religione di Sumer ma con nomi diversi.



I PRESCELTI AI GIORNI NOSTRI

Ora ai giorni nostri questi Prescelti (gli ex faraoni, re, eccetera) appartengono alle più ricche famiglie del mondo e sono i personaggi che veramente controllano e comandano il mondo da dietro le quinte. 

Vengono, da molti, anche definiti la “Nobiltà Nera”. 
Rispetto al passato dove regnavano alla luce del sole, ora hanno optato per un potere occulto, perchè è molto più producente e duraturo, infatti cosi non rischiano nulla, visto che in caso di rivolta od altro, a rischiare sono i loro pupazzi politici, politici che non fanno altro che seguire gli ordini dei Prescelti, anche se in TV sembra che litighino, in realtà entrambi gli schieramenti prendono ordini dalla stessa elite dei Prescelti. 

Ma vediamo chi sono e come agiscono. 
La loro caratteristica principale è quella di essere nascosti agli occhi della popolazione mondiale. Il loro albero genealogico va indietro migliaia di anni, e risale alla civiltà sumera/babilonese, son frutto di una seconda ibridazione di una razza extraterrestre chiamata: Elohim. 


Sono molto attenti a mantenere il loro legame di sangue di generazione in generazione senza interromperla. 
Il loro potere risiede nel controllo specie quello economico (gruppo Bilderberg ecc), “il denaro crea potere”, "noi siamo semidei", sono la loro filosofia e il loro motto. 



Il loro controllo punta a possedere tutte le banche internazionali, il settore petrolifero e tutti i più potenti settori industriali e commerciali. Sono infiltrati nella politica e nella maggior parte dei governi e degli organi statali e parastatali. Inoltre negli organi internazionali primo fra tutti l’ONU e poi il Fondo Monetario Internazionale. Ma qual è l’obiettivo dei Prescelti ? 

Creare un Nuovo Ordine Mondiale (NWO) con un governo mondiale, una banca centrale mondiale, un esercito globale e tutta una rete di controllo totale sulle masse. 

A capo ovviamente loro stessi, per sottomettere il mondo ad una nuova schiavitù, non fisica, ma “spirituale” ed affermare il disegno che gli Elohim hanno prestabilito. Questo progetto va avanti da millenni, ma ebbe un’incremento nella prima metà del 1700 con l’incontro tra il Gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il Sistema Bancario Internazionale. 


L'articolo continua su: http://beppecaselle.blogspot.it/2015/07/ibridi-governatori-nel-passato-chi-sono.html




Come mai in alcune società "selvagge", violenza e aggressività sono quasi inesistenti?

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Come mai in alcune società definite selvagge 
la violenza e l’aggressività 
sono quasi inesistenti? 


E’ proprio da questo interrogativo che evidenzierò e tratterò il tema dell’aggressività all’interno della società !Kung, basandomi soprattutto sulle analisi etnografiche dell’antropologa Patricia Draper che ha vissuto e studiato i queste comunità tra il 1968 e il 1969. Ma chi sono i !Kung? 



I !Kung sono un popolo di cacciatori 
e raccoglitori attualmente stanziato 
nel deserto del Kalahari. 


Nonostante la grande maggioranza della popolazione attualmente abbia abbandonato lo stile di vita tradizionale, esistono ancora alcuni gruppi di cacciatori-raccoglitori semi nomadi, che vivono in bande di 35-75 individui. 

La composizione e la dimensione dei membri del gruppo dipende dalla stagione e dalla disponibilità d’acqua, poichè vivendo in un’area fortemente aridaè necessario un certo grado di mobilità tra le varie bande; mobilità che può essere vista come un comportamento irrinunciabile per adattarsi all’ambiente naturale. 

Per i !Kung è fondamentale il muoversi continuamente e rimanere in contatto con gli altri gruppi, l’armonia del gruppo e la solidarietà è possibile solamente grazie all’interdipendenza tra gli individui.


Ed è per questo motivo che i !Kung provano una fortissima diffidenza nei confronti degli individui che manifestano atteggiamenti aggressivi, poichè potrebbero mettere in serio pericolo l’unità e l’essere indiviso della comunità. 

I soggetti che che non riescono a controllare l’ira o le pulsioni aggressive vengono temuti dai !Kung, in quanto pericolosi non solo per sè stessi, ma innanzitutto per la stabilità e la solidarietà sociale. Il comportamento aggressivo all’interno del mondo culturale !Kung ha un forte carattere disgregante ed è per questo motivo che essi tendono ad allontanare gli individui violenti e riottosi.

Come possiamo notare, l’aggressività, e il controllo di essa, all’interno della popolazione !Kung sono una questione fondamentale. 


Questa comunità possiede pochissimi meccanismi formali per mantenere sotto controllo il conflitto sociale e lo scopo della soluzione del conflitto non ha mai carattere punitivo, bensì è rivolto a ripristinare le relazioni amichevoli e armoniose tra gli individui. 

Per mantenere sotto controllo gli impulsi aggressivi e disgreganti, è importante la socializzazione primaria dei bambini, a cui viene insegnato un comportamento non aggressivo; questo perchè all’interno della società !Kung si tende a sviluppare all’interno dei bambini il sentimento di cooperazione di gruppo, scoraggiando la competitività (da noi invece si incoraggia con la scuola!) e l’aggressività tra coetanei, sopratutto durante l’infanzia. Grazie allo studi etnografico della Draper possiamo concentrarci su due fattori tipici del contesto socio-culturale principali che influenzano la socializzazione primaria del bambino. 


Da una parte abbiamo una vita familiare dalla natura pubblica. Dall’altra parte si nota l’onnipresenza della figura adulta e del controllo che essa esercita sull’ambiente formativo dei figli; controllo volto a sconfiggere ed attenuare le manifestazioni di aggressività. Questi due fattori evidenziano la stretta interazione fisico-sociale tra adulti e bambini all’interno della comunità !Kung.

Nonostante questo costante controllo dell’aggressività, della violenza e delle loro manifestazioni all’interno del gruppo, anche i !Kung nutrono emozioni negative quali rabbia, ira, invidia e così via. 

Infatti possiamo notare come, in caso di litigi con conseguenti aggressioni fisiche tra bambini, gli adulti non intervengano per punire o riprendere, bensì il loro intervento è orientato a minimizzare il conflitto semplicemente separando i due bambini e spostando la loro attenzione su qualcos’altro di diverso dal litigio. 



In questo modo gli adulti impediscono 
al comportamento aggressivo di tramutarsi 
in una situazione più grave. 


Inoltre è utile sottolineare l’assenza di punizione fisica da parte dei genitori !Kung nell’educazione dei figli. 


Gli adulti evitano questo tipo di atteggiamenti aggressivi non solo perchè hanno carattere fortemente negativo all’interno della società, ma soprattutto perchè in questo modo i bambini non hanno nessuna opportunità di osservare, e conseguentemente imitare e riprodurre, il comportamento violento degli adulti. Inoltre attraverso il metodo disciplinare applicato dai genitori !Kung, il bambino non avrà mai la possibilità di sperimentare la soddisfazione seguita ad una aggressione fisica e verbale nei confronti di un suo coetaneo.

Altra importante ed interessante questione è l’elevata tolleranza presente all’interno del mondo culturale !Kung per le manifestazioni di aggressività rivolte ai genitori da parte dei bambini. 

Nella quasi totalità dei casi gli adulti tendono ad ignorare le esibizioni di rabbia dei bambini. In questo modo il bambino impara che manifestando la sua ira o la sua rabbia non attira l’attenzione dell’adulto, nè tanto meno può far cambiare atteggiamento all’adulto nei suoi confronti. 


E’ assai difficile inoltre il maltrattamento o la punizione fisica inflitti dai genitori ai propri figli, poichè c’è un’elevatissima disponibilità di tutti gli adulti del gruppo ad intervenire prontamente nel momento in cui un bambino manifesti atteggiamenti riottosi nei confronti della madre, impedendo così che il genitore possa perdere il controllo e scaricare la tensione aggressiva sul figlio.

E’ quindi evidente la capacità comune a tutti gli adulti !Kung di percepire anticipatamente gli stati emotivi dei bambini, impedendo e controllando le manifestazioni di aggressività all’interno del gruppo e tra coetanei. 

Ed è inoltre innegabile la prova che ci viene fornita da questo popolo per quanto riguarda la socializzazione e l’educazione, dimostrando la possibilità di educare alla cooperazione e alla non aggressività per formare individui adulti non aggressivi e una società basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione e la competitività che caratterizzano la società moderna occidentale.


Fontehttp://anarcoantropologo.altervista.org/126-2/

Quando il Karma gira....Bracconieri sbranati dai leoni

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Quando il Karma gira....
Bracconieri sbranati dai leoni 



 "Quello che siete oggi è il risultato delle vostre decisioni 
e scelte passate. Quello che sarete domani sarà 
il risultato delle vostre azioni di oggi."

Swami Vivekananda


Erano in dieci i bracconieri che sono andati a caccia di elefanti ma 5 sono stati uccisi dai leoni e 3 sono stati gravemente feriti dagli animali.


Le autorità dello Zimbabwe hanno confermato che 5 uomini sono stati uccisi e altri 3 sono stati gravemente feriti dopo essere stati attaccati da un branco di leoni nel Parco Nazionale Hwange, nel nord della provincia di Matabeleland. 


Le vittime sono dei bracconieri locali che praticavano caccia illegale di elefanti all’interno dei confini del parco nazionale, quando sono stati sorpresi da un gruppo di venti leoni adulti africani, della stessa specie del leone Cecil, morto a pochi chilometri dal luogo nel luglio 2015. L’attacco dei felini è stato così improvviso e violento, che cinque dei dieci uomini sono stati uccisi in pochi secondi, tre sono gravemente feriti e due sono stati solo leggermente feriti, mentre gli animali sono tutti per lo più illesi.

I sopravvissuti hanno abbandonato i loro compagni morti sul posto e sono corsi in un villaggio vicino per le cure mediche, ma a questo punto sono stati rapidamente arrestati dalle forze dell’ordine. Il Commissario Generale di Polizia delle Repubblica dello Zimbabwe Agostino Chihuri, ha detto ai giornalisti che i bracconieri erano visibilmente terrorizzati dalla loro esperienza e spera questo incidente serva da lezione per altri bracconieri. 


Agente Agustine Chihyri “Gli uomini erano visibilmente traumatizzati dall’attacco,” ha dichiarato il commissario generale Chihuri, “e dopo aver visto le loro ferite ed i resti dei loro compagni morti, posso capire perché. Questi ragazzi criminali che si sentono dei duri a colpire gli elefanti, sono stati letteralmente smembrati, fatti a pezzi e divorati dai leoni. Non ho mai visto un attacco del genere”.   Chihuri, ha descritto la scena come “un bagno di sangue orribile”, con molte ossa e brandelli di carne sparsi su centinaia di metri quadrati. 

I bracconieri sopravvissuti si trovano ora ad affrontare una vasta gamma di accuse penali. Le accuse mosse dal Pubblico Ministero includono caccia illegale, possesso di armi illegali e violazione del divieto di cacciare nei parchi protetti. Gli arrestati potrebbero dover scontare condanne che prevedono fino a 25 anni di carcere e sanzioni che possono toccare i 100.000 dollari.

Gli uomini non sono puniti per i loro peccati, 
ma dai loro peccati.


Elbert Hubbard

Fontehttp://www.nonsoloanimali.com/zimbabwe-bracconieri-vanno-caccia-elefanti-vengono-sbranati-dai-leoni/




Osho: "Il criminale non è chi assume le droghe, ma il politico e l'educatore"

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"I creativi sono sempre ritenuti folli. Il mondo li riconosce ma molto in ritardo; si pensa sempre che manchi loro qualche rotella. 
I creativi sono gente eccentrica. 

Tutti i bambini nascono con la capacità di essere creativi.  Senza alcuna eccezione, tutti i bambini tentano di essere creativi ma noi non glielo permettiamo. Cominciamo subito a insegnar loro il modo giusto di fare le cose e una volta che lo hanno imparato diventano dei robot: in seguito ripeteranno sempre la cosa giusta. 


Più lo fanno, più diventano efficienti e più diventano efficienti più sono rispettabili. 

A un certo punto tra i 7 e i 14 anni nel bambino si verifica un grande cambiamento. 

Gli psicologi stanno facendo degli studi... cosa accade e perché? 

Tu possiedi due menti, due emisferi. 
L'emisfero sinistro non è creativo. Dal punto di vista tecnico è molto efficiente ma per ciò che riguarda la creatività è assolutamente impotente. Può fare solo qualcosa che ha già imparato e la può fare nel modo migliore alla perfezione: è meccanico. 


Questo emisfero sinistroè l'emisfero della logica, della matematica, del ragionamento. E' l'emisfero dell'ordine, del calcolo, della disciplina, dell'astuzia.

L'emisfero destro è semplicemente l'opposto. E' l'emisfero del caos, non dell'ordine; della poesia, non della prosa; dell'amore, non della logica. 

Il creativo ha una spiccata propensione per la bellezza e una notevole capacità di essere originale ma non è efficiente, deve continuamente fare esperimenti: non può fermarsi da nessuna parte; è un vagabondo, si porta la tenda sulle spalle. Certo si può fermare per una notte ma al mattino sarà ripartito... Fermarsi per lui equivale a morire. E' sempre pronto a rischiare, il rischio è il suo innamoramento. Questo è l'emisfero destro.


Quando un bambino nasce il lato destro è attivo, quello sinistro no. Poi cominciamo a impartirgli i primi insegnamenti, in modo ignorante e non scientifico. Nel corso dei secoli abbiamo imparato come spostare l'energia dall'emisfero destro al sinistro, come bloccare l'uno e fare funzionare l'altro. 

La scuola fa solo questo: 
dall'asilo all'università la cosiddetta "istruzione" non è altro che uno sforzo per distruggere l'emisfero destro e sostenere il sinistro. Da qualche parte tra i 7 e i 14 anni ci riusciamo e il bambino viene ucciso, distrutto. A questo punto non è più selvaggio, diventa un cittadino. Impara la via della disciplina, del linguaggio, della logica, della prosa. 



Inizia a competere nella scuola, 
diventa un egoista, 
acquisisce tutte le nevrosi della società. 
Si interessa ai soldi e al potere. 



Comincia a pensare a come diventare più educato per essere più ricco e potente, avere una casa più grande e qualsiasi altro agio. 
Il centro della sua attenzione si sposta. L'emisfero destro comincia allora a funzionare sempre meno oppure funziona solo nei sogni, nell'inconscio profondo. O talvolta quando si assume una droga. 

La grande attrazione che esiste in Occidente verso le droghe è dovuta semplicemente al fatto che lì l'emisfero destro è stato completamente distrutto, grazie a un'educazione coatta. L'Occidente è diventato troppo civilizzato; cioè è arrivato a un estremo. Adesso sembrano non esserci altre possibilità; se nelle università e nei college non si iniziano a usare mezzi che aiutino l'emisfero destro a rivivere, le droghe non scompariranno…

Il criminale non è chi assume le droghe, ma il politico, l'educatore. Sono loro i colpevoli: hanno costretto la mente umana a un tale estremo da creare il bisogno di ribellarsi. Ed è un bisogno spasmodico! 



La poesia è completamente scomparsa 
dalla vita della gente e così la bellezza... 


I soldi, il potere, il prestigio sono diventati gli unici idoli...
Se al bambino venisse insegnato che entrambe le menti gli appartengono e imparasse a usarle tutte e due e gli venisse spiegato quando usare l'una o l'altra... Esistono situazioni in cui è necessario solo l'emisfero sinistro, in cui hai bisogno di ragionare: al mercato, nelle faccende della vita di tutti i giorni. E ci sono occasioni in cui hai bisogno dell'emisfero destro... 

Distruggi allora tutto ciò che la società ti ha fatto, tutto ciò che genitori ed educatori ti hanno fatto. Distruggi tutto ciò che il poliziotto, il politico, il prete ti hanno fatto: e sarai di nuovo creativo, proverai di nuovo quel brivido che avevi all'inizio. 
E' ancora lì in attesa, represso e si può sprigionare... 

Naturalmente avrai bisogno di molto coraggio, perché quando cominci a disfare ciò che la società ti ha fatto, perderai ogni rispettabilità. Non sarai più considerato una persona degna di stima. Comincerai a sembrare un eccentrico; agli occhi della gente sarai uno stravagante. la gente penserà: quel poveraccio, ha perso qualche rotella... Ecco il coraggio più grande: affrontare una vita in cui la gente penserà che sei stravagante...."

(Osho, maestro indiano morto nel 1990 e  considerato sia dal pensiero occidentale che orientale una delle più grandi guide di libertà di tutti i tempi in “La via del cuore”, pp 90-93, Oscar Mondadori 2001)


Fontehttp://www.circolorussell.it/index.php?doc=121

Monaci Buddisti acquistano 270kg di aragoste per Liberarle in mare

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Monaci comprano 270 kg di aragoste 
e le liberano nell’oceano


OTTAWA– Comprano 270 chili di aragoste e le liberano nell’oceano. A compiere la buona azione è stato un gruppo di monaci buddisti dell’Isola del Principe Edoardo, in Canada. 

I monaci, riferisce il quotidiano online CbcCanada, ha comprato le aragoste per 600 sterline, circa 700 euro, in diversi mercati e negozi in giro per l’isola. Poi sono andati con una barca in mezzo al mare, hanno recitato alcune preghiere e alla fine hanno liberato le aragoste nell’oceano, davanti alla costa delle Isole Wood. 

“Fortunatamente abbiamo potuto trovare un posto in cui non ci sono gabbie che le attendono”, ha spiegato il monaco Dan. 
Il proposito di questa azione è di coltivare e diffondere la compassione non solo per le aragoste, ma per tutti gli esseri viventi, ha aggiunto.


“Noi rispettiamo qualunque scelta alimentare, 
quindi non stiamo facendo questo per convertire qualcuno 
ad essere vegetariano o vegano. 

Questa azione ha l’unico obiettivo di coltivare la compassione. Anziché aragoste avrebbero potuto essere vermi,
 uccelli, qualunque animale”.



Prima di lasciare in acqua le aragoste i monaci hanno tenuto una cerimonia di circa venti minuti in cui hanno pregato e cantato inni alla compassione di Buddha. 

Dan ha anche chiarito che non è necessario fare una cerimonia o essere buddisti per praticare la compassione ed essere più gentili e buoni con gli esseri viventi che vivono attorno a noi. “Bisogna sempre pensare: se i miei cari fossero in questa situazione, che cosa farei?”.

Il monaco sostiene che gli isolani, compresi i pescatori, hanno aderito alla loro causa: “I pescatori ci hanno aiutato a trovare un posto migliore per liberare le aragoste, dove difficilmente verranno catturate nuovamente”.


Fontehttp://www.info360gradi.com/index.php/2016/07/11/monaci-comprano-270-kg-aragoste-le-liberano-nelloceano/

La solita Italia! Medico trova il modo di azzerare le liste d'attesa, ma l'Ospedale lo punisce!

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La solita Italia! 
Medico trova il modo di azzerare 
le liste d'attesa, ma l'Ospedale lo punisce!

Un medico della Sanità pubblica che inventa un protocollo per accorciare i tempi delle liste d'attesa senza alcun onere aggiuntivo.

Un'amministrazione sanitaria che anziché premiarlo lo sanziona. La storia di Giorgio Fanni, 65 anni, dirigente medico e aiuto corresponsabile del reparto Ginecologia e Ostetricia dell'ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari, dove lavora dal 1991, è una tipica storia sarda e italiana. 

Una efficace e triste sintesi dell'eterna lotta tra la burocrazia e il talento. Il dottor Fanni ha accettato di raccontarla a Sardinia Post. Per lanciare un messaggio semplice e forte: 



"Vorrei dire che occorre impegnarsi in prima persona,
 e attivamente, per costruire una civiltà più adeguata 
ai nostri bisogni. Senza scoraggiarsi davanti alle difficoltà 
che si incontrano durante il nostro percorso. 

Mi piacerebbe, nel mio piccolo, fornire un esempio 
di impegno civico. Non servono dichiarazioni di intenti
 o solidarietà, serve un semplicemente un supporto concreto. Quello dei fatti".


Articolo a cura di di Davide Fara


- Dottor Fanni, come inizia la sua storia?


"Nel gennaio 2010 il direttore della clinica mi affida l'incarico di responsabile di diversi servizi, tra cui l'ambulatorio generale 8, nel quale si esegue la prima visita ostetrico-ginecologica. Preso atto della lista di attesa, decido di migliorare il servizio con l'ampliamento dei giorni di apertura e della fascia oraria. Nel giro di un mese, grazie a questo, è stato possibile azzerare le liste d'attesa. Risultato ottenuto con l'impegno del solo sottoscritto. Senza un locale specifico e senza l'ausilio di altro personale. Ho raccolto i dati in vari report, in cui si potevano leggere i miglioramenti, le criticità e le proposte. E dopo li ho presentati all'azienda.

- E cosa è successo?

"A quel punto ho chiesto la possibilità di accorpare, tramite un'unica prenotazione e un unico ticket, la visita medica, con l'ecografia e la colposcopia (ricordo che per legge è possibile fare fino a otto prestazioni con un unico ticket di 46.15 euro). 

Ciò avrebbe consentito di avere diagnosi tempestive e cure più efficaci, oltre a rassicurare la donna anche da un punto di vista psicologico. La maggiore criticità era, infatti, rappresentata dalla diluizione dei tempi d'attesa nei tempi dell'iter diagnostico. Se una paziente si rivolge alla nostra struttura – salvo non sia un caso urgente – inizia con una visita generale, alla quale seguono ulteriori accertamenti diagnostici, come ad esempio l'ecografia e la colposcopia, effettuati in altri ambulatori. Risulta difficile arrivare ad una diagnosi e ad una cura, perciò, in tempi adeguati".

- Procedure lente, ma dettate dalla necessità di contenere i costi...

"Non è esattamente così, perché alcuni miglioramenti si possono ottenere con la riorganizzazione delle risorse in uso. Volontà e determinazione, nonché la valorizzazione delle risorse umane e tecniche che si hanno, in qualunque campo, portano a risultati significativi".

- Ma per l'eliminazione delle liste d'attesa c'è un apposito piano della Regione, elaborato dall'assessorato alla Salute.

"Certo che c'è. Nell'agosto del 2011 lessi sul giornale di questo piano dell'assessore De Francisci che, con un budget di 21 milioni di euro, aveva l'obiettivo di porre fine alle liste d'attesa mediante la riorganizzazione strutturale dei servizi. Un'intenzione in perfetta sintonia con quanto io avevo già messo in pratica da venti mesi, senza però alcun budget aggiuntivo. E siccome quello stesso piano chiedeva il contributo di tutti gli operatori, inviai alla De Francisci un report sulla mia esperienza. Ero convinto che contenesse suggerimenti utili a come contenere i costi e che fosse nello spirito del suo progetto".

 -Quale è stata la risposta della De Francisci?

"Nessuna. Non ho ricevuto risposta".

- E l'Azienda a questo punto che cosa ha fatto?

"Per ragioni di trasparenza e correttezza avevo inviato per conoscenza la lettera indirizzata alla De Francisci anche ai dirigenti dell'azienda i quali mi hanno chiesto formalmente di rivolgere in futuro tutte le mie comunicazioni al direttore della clinica. Da quel momento i rapporti si sono incrinati".

- Cioè?

"Sulla mia proposta di accorpamento degli esami, silenzio totale. La cosa mi ha creato un profondo disagio. A quel punto ho deciso di fare l'unica cosa che era in mio potere, ovvero portare le mie tariffe del servizio privato svolto in ospedale, il servizio intramoenia, a un livello paragonabile a quello del ticket del Centro unico di prenotazione. 

Era un modo per continuare a garantire alle pazienti gli standard qualitativi offerti dalla nostra clinica e non dilatare ulteriormente i tempi diagnostici. 

Ho quindi divulgato un documento ufficiale e pubblico, cioè la tabella riguardante le prestazioni dei diversi medici che operavano intramoenia. Con mio stupore, però, l'azienda, nonostante avesse già accettato la riduzione delle mie tariffe, mi ha accusato di comportamento lesivo nei confronti della struttura, per promuovere un interesse personale. Per questo ha deciso di sanzionarmi con una sospensione dal servizio per quindici giorni, senza retribuzione".

- Per "promuovere un interesse personale"?

"Sì, ed è la cosa che mi ha offeso di più dopo aver onorato per trentasei anni, con la mia professionalità, l'azienda di cui faccio parte. Trentasei anni nei quali mai ho ricevuto un rimprovero. Diversità di vedute sull'organizzazione dovrebbero rientrare in una dialettica costruttiva e non dovrebbero essere viste come una sterile volontà di contrapposizione. I vertici dell'azienda sapevano bene di aver da me ricevuto comunicazioni tempestive e collaborative su quanto facevo".

- E com'è finita?

"Dopo un fallito tentativo di conciliazione, ad aprile ho ottenuto dal tribunale di Cagliari l'annullamento totale della sanzione e la condanna dell'azienda alle spese legali".

- Che riscontro ha avuto, invece, dall'utenza?

"Una piena soddisfazione per i miglioramenti apportati. È forte nei cittadini il desiderio di una maggiore informazione e di un maggior coinvolgimento nelle dinamiche diagnostico-terapeutiche. Le domande più frequenti sono: perché il privato può garantire tutti gli esami nell'immediato mentre nel pubblico ci vogliono tanti mesi? O ancora: perché non si può accedere tramite Internet alle liste d'attesa di ogni singola struttura ospedaliera? E perché non si trovano le giuste segnaletiche per raggiungere i diversi ambulatori? Insomma, l'utenza lamenta la carenza o l'assenza di supporti informativi che consentano di muoversi in maniera autonoma e soprattutto celere all'interno delle strutture ospedaliere".


- Cosa intende fare adesso?

"Solo il mio lavoro. Cioè continuare a supportare le donne e i pazienti più in generale, perseguendo l'obbiettivo di accorpare nel pubblico i diversi esami, così come avviene nel privato. Lo faccio per permettere a chi non ha risorse economiche adeguate di potersi curare dignitosamente ed efficacemente. Non sono l'unico a portare avanti questa battaglia. Ormai numerose e in continua crescita sono le pazienti stanche di sentirsi estranee all'organizzazione sanitaria e che rivendicano l'intenzione di partecipare attivamente al cambiamento".

- Per dirla in poche parole: i pazienti vogliono essere informati.

"Proprio così. L'informazione è il punto chiave. Per questo sto allestendo con dei professionisti e dei volontari un punto informativo che si chiama "Dimensione Sanità". Alcuni giorni fa abbiamo aperto ad Uta, tra un po' lo faremo a Cagliari. "Dimensione Sanità" sarà un centro d'ascolto e d'informazione alla salute: sulle prassi da seguire da parte del paziente e sui diritti garantiti dalla legge. Diritti che, troppo spesso, rimangono lettera morta".

Fonte: http://www.sardiniapost.it/cronaca/un-medico-contro-la-burocrazia/

Perché non parlare anche dei "terroristi" che stanno avvelenando gli Indigeni del Perù?

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Perché non parlare anche dei "terroristi" che stanno avvelenando gli Indigeni del Perù?

Il Governo del Perù a dichiarato lo stato di emergenza in 11 distretti dell’Amazzonia a causa della contaminazione provocata dal mercurio proveniente dalle miniere d’oro illegali. Purtroppo, tra le popolazioni indigene sono sempre più diffusi i casi di avvelenamento da mercurio.


Il Paese sudamericano ospita il 13% della foresta amazzonica ed è diventato il sesto produttore d’oro più importante del mondo grazie alle attività della società mineraria Covert. Purtroppo, però, l'estrazione dell’oro sta avendo un costo molto grave per l’ambiente e per la salute umana. Qui  le multinazionali minerarie stanno sfruttando le popolazioni indigene e le stanno avvelenando, in più stanno inquinando l’ambiente, secondo Payal Sampat, direttore di Earthworks Action.


La produzione di oro illegale è aumentata di cinque volte dal 2012 e dà lavoro almeno a 100 mila persone, il 40% delle quali proviene dalla regione di Madre de Dios, nel Sud del Paese. L’Università di Stanford ha condotto degli studi che hanno rilevato alti livelli di mercurio negli abitanti, nei pesci e nei corsi d’acqua del Perù. 

Migliaia di persone sono coinvolte nell’estrazione illegale dell’oro.



 Utilizzano il mercurio per estrarre 
l’oro dai fiumi e in questo modo avvelenano 
se stesse e l’ambiente.


Pare che circa il 15% dell’oro venga ricavato illegalmente, e nessuno prende misure per difendere l’ambiente e la salute delle popolazioni indigene, che si ritrovano quindi a lavorare nelle miniere senza nessuna tutela.


Nei fiumi del Perù si riversano 40 tonnellate di mercurio ogni anno distruggendo più di 100 mila ettari di foresta pluviale nella regione di Madre de Dios. Il mercurio è dannoso per il sistema nervoso, digestivo e immunitario, oltre che per polmoni, reni, pelle e occhi. Circa il 41% della popolazione di Madre de Dios è esposta all’inquinamento da mercurio, per un totale di almeno 50 mila persone, secondo il Governo peruviano.

Ecco allora la decisione di dichiarare lo stato di emergenza. Secondo Survival International, fino all’80% dei membri della tribù Nahua che vivono in questa zona sono stati avvelenati dal mercurio e sono stati colpiti da problemi respiratori acuti.

Finalmente le autorità hanno deciso di intervenire, sia inviando unità mediche per aiutare la popolazione, che cercando di sopprimere le miniere illegali.

E noi cosa possiamo fare?

Vista la situazione, dobbiamo imparare ad essere più consapevoli dei costi umani e ambientali dell’oro e cercare di individuare chi evita lo sfruttamento illegale delle popolazioni indigene e dell’ambiente.

Firmiamo qui la petizione di Survival International per dire stop all’estrazione illegale dell’oro in Perù.

Marta Albè


Fontehttp://www.greenme.it/informarsi/ambiente/20418-mercurio-oro-peru

Strage di Nizza: Qualcosa non torna...

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Di Thomas D'Angelo


Conosco la zona dove è avvenuto l'attentato, c'era divieto di transito camion dal pomeriggio, se lasci una moto parcheggiata dove non puoi dopo ci sono le telecamere ovunque e dopo 5 minuti ti spaccano il culo. 

Tra l'altro ieri c'era un evento nazionale ed era pieno di polizia, inoltre ci sono mille altre stranezze come la foto del camion dove dei militari addestrati avrebbero sparato ovunque tranne che nella zona del guidatore... Immancabili i documenti sul cruscotto ed istantanea la notifica di facebook per informare i conoscenti che si stava bene. 


Specifico anche che questi mangiakebab allah akbarurlanti sono a malapena in grado di pisciare per strada e tirare due coltellate quando finiscono la birra, ma di certo non hanno le "doti" per organizzare attentati terroristici di questo livello eludendo servizi segreti e militari nazionali, c'è PALESEMENTE puzza dell'ennesimo false flag. 
I morti però purtroppo sono veri.

Nelle due foto (in alto) le differenze tra foto reale (a sinistra) e ricostruzione in 3d (a destra)


Tratto dal profilohttps://www.facebook.com/roq83



Testo di Fabrizio Lupi:



"Stamattina mi son fermato in doppia fila in una via di Nizza per entrare da un cliente. 

Dopo 2 minuti, 
grazie alla videosorveglianza 
evidentemente efficace, 
c'era la Polizia Municipale.


Chi conosce la città, sa che trovare un posteggio libero in superficie è praticamente impossibile per un auto..... figuriamoci lasciare in sosta qualche ora un camion da 10 mt (entrare sulla promenade era impossibile dopo le 15 di ieri perché chiusa al traffico).

Mi domando come sia stato possibile mettere in moto quel mezzo ed entrare in passeggiata, il tutto nella zona della città più massicciamente videosorvegliata, quando se ti fermi in malo modo arrivano dopo breve tempo.....il pesce non sempre puzza dalla testa, a volte puzza tutto....

Fonte: Facebook




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